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 2005  marzo 18 Venerdì calendario

SARCINELLI

SARCINELLI Mario Foggia 9 marzo 1934. Economista. Dal 2007 presidente della banca d’affari franco-belga Dexia Crediop. Studioso di questioni monetarie, bancarie, finanziarie e fiscali. Autore di numerose pubblicazioni, è professore a contratto presso le Università romane de ”La Sapienza”, Facoltà di scienze statistiche, e LUISS ”Guido Carli”, Facoltà di economia. stato Vice direttore generale della Banca d’Italia, Direttore generale del Tesoro, Vice presidente della BERS, Presidente della BNL, Presidente della Diners Club Sim e, per pochi mesi nel 1987, Ministro del commercio estero. Nonostante anni «[...] di incarichi come direttore generale del Tesoro, presidente della Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo e poi di Bnl, rimane nell’immaginario collettivo lo storico vicedirettore generale della Banca d’Italia che nel 1981 fu arrestato perchè impegnato col Governatore Paolo Baffi a contrastare i loschi affari della P2. [...]» (Francesco Rigatelli, ”La Stampa” 9/8/2007) • «Nel buco nero del Banco Ambrosiano sono state risucchiate tante vittime. Anche innocenti. Qualcuno perse la vita, per vergogna e disperazione, come la segretaria di Calvi. O solo perché cercava di scoprire la verità. Altri, come Mario Sarcinelli, rischiarono di perdere la reputazione. Nel 1979 era vicedirettore generale di Banca d’Italia e con il Governatore Mario Baffi aveva mandato gli ispettori negli uffici della banca privata milanese. I due avevano anche risposto no alla revoca del fallimento di Michele Sindona. Quanto basta per essere spinti dentro, senza alcuna responsabilità come fu poi accertato nelle aule dei tribunali, in un’altra telenovela oscura: i finanziamenti alla Sir di Nino Rovelli. […] ”L’affare esplose nella forma più grave nel giugno del 1982, quando si diffuse la notizia della fuga di Calvi dall’Italia e successivamente venne trovato il suo cadavere a Londra. Ma già prima si erano avuti prodromi abbastanza seri […] Nel 1978. A Milano si rincorrevano rumor su operazioni del Banco. La Banca d’Italia si mosse con un’ispezione che non aveva trovato giustificazione nelle voci, ma nel principio che Bankitalia dovesse controllare sul campo tutti gli istituti, compresi i più importanti. Che io ricordi, prima dell’ispezione non c’erano, da parte dell’autorità di vigilanza, occhi particolarmente puntati sull’Ambrosiano […] Si notarono operazioni che potevano essere in violazione delle norme sulle esportazioni di capitali, punite penalmente. La legge 159 che regolava la materia aveva sottratto a Bankitalia il dovere-potere di denuncia. Toccava ai singoli ispettori rivolgersi ai giudici. E così avvenne. Terminata l’ispezione, Calvi volle incontrarmi in Banca d’Italia […] Aveva uno sguardo gelido. Tale da spingere l’interlocutore subito in difesa. Molto intelligente e molto preparato. Forse persin troppo intelligente. Il suo modo di fare affari era spregiudicato. Così come eterodossi erano i suoi metodi nel gestire un gruppo bancario […] Parlai solo degli aspetti che erano sotto la giurisdizione della Banca d’Italia dai quali poi emerse, in un secondo momento, la problematica dei finanziamenti ai partiti che portò Calvi in carcere. Non accennai alle violazioni valutarie. E Calvi si dolse molto anche con me quando fu pubblicata la notizia […] si affacciarono nuove zone d’ombra più gravi quando fu ucciso il giudice milanese Alessandrini che stava indagando sul Banco. Calvi comunque riprese il suo posto, fino al 1982 quando morì e ci fu il collasso. Ma io a quei tempi ero già passato al Tesoro […]» (’La Stampa” 18/3/2005).