18 marzo 2005
Tags : Cheikha. Remitti
Remitti Cheikha
• Nata a Thessala (Algeria) l’8 maggio 1923. Cantante. «[...] pietra dello scandalo nel suo paese. Scandalo vero, per l’Algeria dei suoi anni più verdi, non gli scandaletti a cui oggi abbiamo fatto il callo: in quell’Algeria, Remitti assurge a simbolo di una licenza che fa tremare le basi morali della società, è il nome su cui più tardi, in piena era di accanita discussione sul raï, ci si accapiglierà non senza prese di posizione di dirigenti di rilievo dell’Fln, qualcuno anche a sua difesa, a difesa cioè di una artista rivendicata come un pezzo importante del patrimonio culturale nazionale. Nel ’92, sulla stampa algerina, ci sarà chi utilizzerà l’espressione ”remittismo” per puntare il dito accusatore contro il raï come dissolutore dei costumi e corruttore della gioventù, e paragonerà Remitti all’alcol dato agli indiani per sterminarli meglio: insomma Remitti come quinta colonna del colonialismo francese. In realtà Remitti è il rimosso del regime a partito unico uscito vincitore dalla guerra di liberazione, che ha voluto censurare quel fondo oscuro, complesso e sempre riemergente di pulsioni sessuali, di tensioni psichiche (messe violentemente in vibrazione dal trauma del colonialismo), di paganesimo, che non quadravano con il puritanesimo, il socialismo statalista e la schematica identità arabo-islamica imposti dall’Fln. Sul palco, con la sua coroncina dorata sulla fronte, Remitti appare sovranamente superiore. Ma lei e le cheikhates hanno pesantemente sofferto il loro status di figure ambiguamente desiderate/vituperate, un po’ come lo sono le prostitute. Quella sorta di rischiosa extraterritorialità che da un lato consente alle cheikhates di assumere ruoli non permessi alle altre donne e che allo stesso tempo vale loro la riprovazione della società, è sintetizzata dalla straordinaria voce di Remitti [...] Che Remitti e le cheikhates sfoggino tradizionalmente tratti vocali maschili, è un fatto che esorbita dal dato banalmente timbrico: è la cristallizzazione sul piano vocale di un’identità al confine o al di là del genere femminile convenzionalmente definito. I loro comportamenti non conformisti, per quanto censurati, possono essere almeno tollerati proprio perché collocati in una dimensione che non è quella propriamente femminile: una sorta di sesso a sé stante. Con il suo temperamento vocale al centro, la musica di Remitti non è affatto inadatta a un maquillage contemporaneo [...]» (Marcello Lorrai, ”il manifesto” 17/3/2005).