17 marzo 2005
Tags : Cosimo. Faggiano
Faggiano Cosimo
• Nato a Mesagne (Brindisi) il 9 aprile 1949. Politico. Ds. «[...] La storia [...] va raccontata dall’inizio. Cioè dalle 4 di notte del 14 maggio 2001 quando Tiziano Franco, presidente della 7ª sezione del Comune di Latiano (Brindisi), chiude la conta: 300 voti al diessino Faggiano e 389 al forzista Sardelli. Firma, sigilli e tutti a letto. La mattina, a leggere il verbale, le sinistre saltano su: ”Era il contrario!”. Il presidente, confuso, dice che sì, è possibile, era stanchissimo, aveva dolori allo stomaco, magari si è sbagliato davvero. E firma una dichiarazione in cui chiede di rifare i conti: è ”probabile” un errore. Niente da fare: la legge dice che non si può. Un grosso guaio: il seggio alla Camera del collegio 33 della XXI Circoscrizione va a Luciano Sardelli, assessore regionale al Turismo, autore di sceneggiature sulle tarantolate di Galatina e altre ancora tese a ”guidare i bambini dall’età dell’innocenza verso la complessità dell’età adulta”, per un pugno di voti. Morale: se il presidente della sezione di Latiano si è sul serio sbagliato, l’eletto sarebbe il diessino. Per pochi voti soltanto, ma sarebbe lui. Cosimo Faggiano chiede alla magistratura di ricontare. Il Tribunale di Bari gli risponde: niente da fare, se non c’è dolo la competenza è solo della Giunta delle Elezioni. Scrivono tuttavia i giudici che sulla scorta delle prime indagini ”appare altamente probabile” che l’errore ci sia stato davvero e che per ”mera inversione materiale di trascrizione delle cifre” la conta dei voti vada ribaltata. Insomma, un esplicito invito all’organismo parlamentare: meglio se tornate a contare. La maggioranza di destra della Giunta, tuttavia, è dell’avviso contrario. E perfino l’avvocato Gaetano Pecorella, che pure ha fama di essere un turbo garantista capace di attaccarsi in nome dei suoi clienti al più piccolo, infinitesimale, microscopico dubbio, in questo caso dice che, no, ”mancano i presupposti per sostenere che vi è un dubbio ragionevole”. Archiviazione. E l’impegno preso insieme da maggioranza e opposizione di andare a rivedere tutti i casi in cui un deputato ha vinto solo per una manciata di voti? Boh... Il vincitor trombato, però, insiste: e se ci fosse stato il dolo? In questo caso, il reato sarebbe perseguibile d’ufficio. Nuova denuncia. E stavolta un sostituto procuratore, Sergio Mario Tosi, recupera un cancelliere, dei testimoni e li va a ricontare davvero, i voti. Ipotesi confermata: 300 voti erano di Sardelli, 389 di Faggiano. Per carità: è stato un errore e non c’è stato dolo. Ma l’elezione va ribaltata. ”Eh no!”, si ribella la destra nella Giunta delle elezioni: come ha osato il magistrato impicciarsi in cose che non lo riguardavano? La tesi del forzista Antonino Gazzara resterà memorabile. vero, ammette, davanti a queste prove lui vorrebbe andare, ”d’impulso”, al completamento della verifica delle schede” per capire che cos’è successo una volta per tutte. In questa sede però, aggiunge, ”nessuno si può permettere di agire d’impulso: il ruolo impone il rispetto di regole e procedure. La verità a cui tendiamo è quella assoluta”. Nell’attesa, la maggioranza chiede di impugnare la decisione del giudice impiccione davanti alla Corte Costituzionale. Possibilmente all’unanimità, per non andare incontro a ”un risultato assolutamente negativo in termini di immagine”. L’immagine! La stessa preoccupazione di Sardelli. Che in un’intervista ad Antonello Caporale, di ”Repubblica”, si sfoga: ”Ammesso, e dico ammesso, e non concesso, che tutto ciò sia vero, io cosa c’entro?”. [...]» (Gian Antonio Stella, ”Corriere della Sera” 17/3/2005).