Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  marzo 16 Mercoledì calendario

Cercola Guido, di anni 60. Romano, grandi occhi scuri, faccia paffuta, fisico massiccio, vent’anni trascorsi nelle carceri di massima sicurezza di tutt’Italia, viveva da sei in quello di Sulmona dove scontava un’ergastolo

Cercola Guido, di anni 60. Romano, grandi occhi scuri, faccia paffuta, fisico massiccio, vent’anni trascorsi nelle carceri di massima sicurezza di tutt’Italia, viveva da sei in quello di Sulmona dove scontava un’ergastolo. Gliel’avevano dato con una condanna definitiva in Cassazione del 1992, per aver organizzato assieme al ”cassiere” di Cosa nostra Pippo Calò l’esplosione del rapido 904 Napoli-Milano (che il 23 novembre 1984 s’era lasciato dietro 16 morti e 267 feriti). Lui se n’era proclamato innocente. Detenuto ”stabilizzato”, giocava a calcetto tre volte a settimana, stava sempre in prima fila durante la messa e mandava spesso a chiamare Padre Anacleto per recitare il rosario con lui. La sera di otto giorni fa, tutto solo nella sua cella, non trovò altro da fare che sfilare i lacci delle scarpe, farli passare tra le sbarre della finestra e metterci dentro il collo. Sorpreso dall’agente di turno che rantolava, ebbe il tempo di arrivare in ospedale. Intorno alle 23,30 di domenica 2 gennaio, nel reparto speciale del supercarcere di Sulmona, in provincia dell’Aquila.