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 2005  marzo 16 Mercoledì calendario

Mclarty Ron

• Nato a Providence (Stati Uniti) il 26 aprile 1947. Attore. Scrittore. «’Questo libro deve assolutamente trovare un posto nella vostra libreria, sullo scaffale dei classici della narrativa americana”. Stephen King non ha lesinato gli elogi nella sua trionfale introduzione a Sognavo di correre lontano, di Ron McLarty, ”un’opera, spiega, - che mi ha lasciato soddisfatto alla stregua della pasta fatta in casa dalla mamma la domenica, quand’ero bambino”. King paragona l’eroe del libro a personaggi mitici della letteratura americana quali Huck Finn, Holden Caulfield e Yossarian. Parole grandi che, da sole, sono riuscite a trasformare questo romanzo di 432 pagine (il primo di Ron McLarty a vedere le stampe, dopo ben 10 libri, 44 opere teatrali ed innumerevoli poesie e racconti brevi mai pubblicati) nel caso letterario dell’anno in Usa [...] E ciò nonostante le recensioni tiepide di quotidiani autorevoli quali ”New York Times” e ”Washington Post”. [...] Sognavo di essere lontano, la storia di Smithson Ide, un operaio e veterano del Vietnam che dopo la morte dei genitori in un incidente stradale e la scomparsa della sorella schizofrenica ha una crisi e decide di fare un viaggio coast to coast, da Rhode Island fino a Los Angeles, sulla bicicletta della sua adolescenza. Quando inizia il suo pellegrinaggio, Smithson è alcolizzato, semiobeso (pesa 128 chili) e in pessima forma fisica per le troppe sigarette. Ma alla fine dell’odissea alla ricerca di un sogno e grazie alla scoperta di mille personaggi indimenticabili, si ritrova una persona totalmente cambiata, dentro e fuori. McLarty ha impiegato 17 anni a trovare qualcuno che pubblicasse il libro, scritto nel 1987 dopo la morte dei suoi genitori, anch’essi in un incidente stradale. ”Per anni ho tenuto il manoscritto nel cassetto, - spiega, - ero troppo occupato a sbarcare il lunario, come attore professionista, a Broadway e in programmi televisivi quali Law and Order e Sex and the City. Ma i suoi sono sempre piccoli ruoli secondari e per mantenere i tre figli lavora come narratore alla Recorded Books, una casa di libri in formato audio, per la quale registra un centinaio di opere, diventando la voce preferita della scrittrice Danielle Steele. Per combattere l’insonnia cronica che lo perseguita dai tempi del liceo (dorme 4 ore a notte) scende tutte le mattine nello scantinato della sua casa in New Jersey e dalle 5 alle 10 scrive, scarabocchia e prende appunti. Sempre con penna e carta, perché non sa usare il computer. La famosa ”telefonata da cardiopalma” arriva un bel giorno del ’95. Dopo aver mandato l’ennesimo manoscritto a vari editori che non lo degnano neppure di una risposta, Claudia Howard, responsabile della Recorded Books, lo informa di essere rimasta affascinata da Sognavo di correre lontano che vuole subito registrare. così che il romanzo diventa uno dei rarissimi libri usciti sotto formato audio ma non pubblicati. La vera svolta arriva nel giugno del 2003, quando McLarty va a fare un provino per un ruolo minore nella nuova serie televisiva scritta da Stephen King, Kingdom Hospital. ”Fu uno dei peggiori provini che ho dato in tutta la mia vita, - rievoca - . Volevo scusarmi, ma poi non l’ho fatto”. Prima di andarsene Stephen King lo ferma e gli chiede: ” lei lo scrittore Ron McLarty?”. Era la prima volta che qualcuno lo chiamava ”scrittore”. Eccitato e commosso, McLarty manda il suo manoscritto all’autore di Misery, che in un’intervista ad ”Entertainment Weekly” lo definisce – uno dei migliori libri che non si possono non leggere”, paragonandolo al Giovane Holden di JD Salinger. Il resto è storia. Grazie a King, ben sette case editrici fanno la gara per assicurarsi il romanzo. Alla fine McLarty firma un contratto di 2 milioni di dollari con la Viking Penguin, che vende i diritti a una dozzina di Paesi, (tra cui Germania, Francia, Spagna, Giappone, Israele e Svezia). Intanto l’autore firma un altro accordo con la Warner Brothers per trasformare la storia in film, diretto da Alfonso Cuaron (Harry Potter). ” stata una delle cose più nobili, generose e straordinarie che mi siano mai capitate”, afferma McLarty riferendosi alla ”spinta”, ”completamente disinteressata e spontanea”, di Stephen King. [...]» (Alessandra Farkas, ”Corriere della Sera” 28/2/2005).