Fabrizio Galimberti, ཿIl Sole-24 Ore 25/1/2005, 25 gennaio 2005
Quest’anno sulla neve di Davos era più facile trovare uno yeti che un anti-global in vena di contestazione
Quest’anno sulla neve di Davos era più facile trovare uno yeti che un anti-global in vena di contestazione. Federico Rampini: "Del Social Forum di Porto Alegre si parla sempre meno: laggiù i no global fanno notizia perché litigano fra loro e contestano un loro ex-mito, il presidente brasiliano Lula. Dopo il vertice Wto di Seattle (1999), il tragico G-8 di Genova (2001) e quello di Evian (2003), il movimento no global si spegne di una morte lenta. Si era illuso di rinascere alle manifestazioni contro la guerra in Iraq che riempirono le piazze di Londra, Roma, Washington, San Francisco, dove i no global erano i primi nelle sfilate pacifiste: sono finite anche quelle, senza che sia finita la guerra". [10] Fabrizio Galimberti: "Il collasso dei no-global è dovuto a spesse ragioni interne e a sottili ragioni esterne. Le ragioni interne stanno nel fatto che il movimento era in realtà un’armata sdrucita che andava dai pensosi ai facinorosi, radunando attorno a parole d’ordine abbastanza semplici da potersi scrivere su una T-shirt tutti gli oppositori degli ordini costituiti".