Stefano Lepri, ཿLa Stampa 27/1/2005; Gerolamo Fazzini, ཿAvvenire 27/1/2005, 27 gennaio 2005
Già da qualche anno Davos aveva cominciato a vestirsi di panni umanitari. A invocare valori, preoccupato della protesta no-global vivace in tutto il mondo e dalla crescente impopolarità delle multinazionali
Già da qualche anno Davos aveva cominciato a vestirsi di panni umanitari. A invocare valori, preoccupato della protesta no-global vivace in tutto il mondo e dalla crescente impopolarità delle multinazionali. Lepri: "Oggi, scemata la protesta, il movente appare diverso, più pragmatico. Si avverte una fragilità degli equilibri economici internazionali, nonostante il 2004 sia alla fine risultato l’anno di maggior crescita complessiva nell’ultimo ventennio; perché è una ripresa che si regge sugli squilibri americani, su un deficit di bilancio ingrossato da sgravi fiscali e spese di guerra". Gerolamo Fazzini: "Ha scritto il grande reporter Ryszard Kapuscinski: ”Ogni volta che l’uomo incontra l’altro gli si prospettano tre possibilità: fargli guerra, ritirarsi dietro un muro, aprire il dialogo”. Nell’era della globalizzazione non esistono scappatoie: visto che nascondersi nei recinti degli interessi nazionali è sempre meno facile, popoli e Paesi sono ”condannati” a incontrarsi. L’alternativa è lo scontro: economico, sociale o militare che sia. Con quel che ne segue".