Roberto Perrone, ཿCorriere della Sera 12/3/2005;, 12 marzo 2005
«Il Milan di Sacchi non cadeva nel narcisismo, era pratico, non aveva un gioco lezioso, non lasciava spazio ai personalismi
«Il Milan di Sacchi non cadeva nel narcisismo, era pratico, non aveva un gioco lezioso, non lasciava spazio ai personalismi. Faccio un esempio. Ho visto Chelsea Barcellona. Nel secondo tempo, per 15-20 minuti la squadra catalana ha preso in mano la partita. Gol zero. In quel periodo, Van Basten avrebbe segnato tre volte, non si sarebbe perso in sette inutili doppi passi. Nel Milan di Sacchi non si facevano i giochini. Era gente che andava dritta. Il problema del Real, se mi permettete, è la scarsa qualità. Esce Salgado e deve giocare, a destra, Raul Bravo, un mancino scarso. Così Gravesen, un mediocre, finisce col fare la figura del genio» (il procuratore Branchini).