Varie, 15 marzo 2005
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Castellaneta Giovanni
• Gravina di Puglia (Bari) 11 settembre 1942. Ex ambasciatore italiano negli Stati Uniti (2005-2009) • «[...] Uomo di prima linea, in diplomazia dagli anni ”70, ha vissuto la crisi somala ai tempi di Siad Barre e la Rivoluzione dei garofani in Portogallo, è stato nella difficile sede di Teheran, e, come rappresentante speciale, si è occupato delle spinose questioni dell’Albania. Ma è anche un grande tessitore. stato consigliere diplomatico di un ministro del Tesoro, del segretario generale del Cesis (l’organismo che coordina i servizi segreti), oltre che capo del servizio stampa (anche per la sua conoscenza dei ”media”) e portavoce della Farnesina al tempo della caduta del Muro [...] Nel palazzone bianco del ministero degli Esteri, non gode le simpatie dell’ala sinistra della nostra diplomazia. Sposato con Lila Achlagi Tavasoli, una bella aristocratica persiana, appena può scappa nell’amata Positano [...] è note tra le feluche per il suo aplomb, anche nelle situazioni più spinose. Uno stile molto ”british” non disgiunto dal senso dell’umorismo (ama le barzellette, anche se le deve annotare perché le dimentica)» (’Capital” settembre 2001) • «Negli anni Sessanta era in Somalia, mentre il Paese cambiava pelle. Negli anni Settanta in Portogallo, giusto in tempo per la rivoluzione dei garofani. Negli anni Ottanta, stagione De Michelis, guidava l’ufficio stampa al ministero degli Esteri: intanto crollava il muro di Berlino, Gorbaciov lanciava la perestrojka e Bush padre la guerra del Golfo. Perfino nella tranquilla Canberra, dov’è stato ambasciatore prima di tornare a Roma come consigliere diplomatico a palazzo Chigi (ultimi mesi di Giuliano Amato), Gianni Castellaneta s’è trovato avvolto nelle spire, se non proprio della storia, almeno della cronaca: dalla lontana Australia passavano le truppe italiane impegnate nelle operazioni di peace keeping a Timor Est. ”Non è una professione ad alta retribuzione, ma ti capita di fare incontri interessanti”, ammette lui, attaccandosi al basso profilo. […] La vita ha riservato al discretissimo Castellaneta una professionale convivenza con personalità esuberanti, da De Michelis al Cavaliere, ma nè con l’uno nè con l’altro il diplomatico ha perso mai la piega perfetta del suo doppiopetto, nè quella cauta propensione a lasciare nel vago il contenuto del suo lavoro, sia che fosse in partenza col povero Nicola Calipari per una missione negli Emirati Arabi, sia che, nel ruolo di vicepresidente (non operativo e non retribuito) di Finmeccanica, gli capitasse di dover illustrare alla Casa Bianca l’affidabilità della produzione italiana. […] curriculum di buon promotore del made in Italy (da ambasciatore a Canberra, fece concludere un buon affare alla Parmalat, uno dei pochi business rimasti dopo il disastro) […]» (M. La., ”Corriere della Sera” 15/3/2005).