Marco Pastonesi, ཿLa Gazzetta dello Sport 15/3/2005)., 15 marzo 2005
«Prima tappa, primo inconveniente. Gli albergatori non avevano ancora ricevuto i soldi del Giro dell’anno precedente e ci hanno tenuto in ostaggio finché non li hanno ricevuti
«Prima tappa, primo inconveniente. Gli albergatori non avevano ancora ricevuto i soldi del Giro dell’anno precedente e ci hanno tenuto in ostaggio finché non li hanno ricevuti. Le partenze erano sempre in ritardo, ma lì il concetto del tempo è diverso dal nostro. L’alimentazione era essenziale: pasta, pane e acqua, rigorosamente minerale. Meno male che dall’Italia ci eravamo portati olio e grana, e che lì si potevano acquistare brioche, cereali e marmellate. Le strade sono buone, ma ogni tanto si aprono delle buche dove non si tocca. Il vero problema erano i trasferimenti: un giorno ne abbiamo fatto uno lungo, appunto, un giorno, 17 ore, i più fortunati in vagoni letto, noi in uno scompartimento tipo accelerato. Però panorami commoventi, foreste e deserti, mare da documentario, sole che non fa sconti, capanne con tetti di paglia, bambini scalzi o nudi, ragazzi con le maglie di Del Piero e Totti, e che sognano di diventare come Eto’o» (Davide Silvestri, vincitore del Giro del Camerun di ciclismo).