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 2005  marzo 15 Martedì calendario

Corrie Rachel

• Nata ad Olimpya (Stati Uniti) il 19 aprile 1979, morta a Rafah (Israele) il 16 marzo 2003. «[...] uccisa da un Caterpillar D9 dell’esercito israeliano [...]. Giunta nella Striscia di Gaza con l’International Solidarity Movement, associazione che recluta ”scudi umani” occidentali per azioni non violente nei territori occupati, la ventitreenne Corrie era impegnata nella protezione di abitazioni palestinesi minacciate di demolizione dall’esercito di Israele. Nei giorni intorno alla sua morte i media americani celebravano le operazioni di salvataggio della soldatessa Jessica Lynch. La scelta dell’eroe nazionale del momento non cadde, per ovvie ragioni di opportunità politica, sulla giovane di Olimpya (stato di Washington) e la sua morte non lasciò quasi traccia sulle più prestigiose testate statunitensi. [...] figlia dell’agiata America, ha lasciato le sue sensazioni da questo mondo cupo in una serie di e-mail pubblicate, fra gli altri, dal quotidiano inglese ”The Guardian” e [...] raccolte sul sito Web dedicato alla sua memoria (http://www.rachelcorrie.org/). Testimonianze che lasciano emergere una lucida partecipazione alla realtà in cui era immersa e un’empatia con le vittime che non cade mai nel pietismo ”Credo sia una buona idea per tutti noi mollare ogni cosa e dedicare le nostre vite a fare sì che tutto questo finisca - scriveva Corrie alla famiglia. Non credo più che si tratti di una scelta estremista. Voglio ancora ballare [sulla musica di] Pat Benatar, avere fidanzati e disegnare fumetti per i miei colleghi. Ma voglio anche che tutto questo finisca. [...]. Non è questo quello che ho chiesto quando sono venuta al mondo. Non è certamente questo ciò che la gente di qua ha chiesto quando è venuta al mondo”. Tutto all’interno di un sentimento di corresponsabilità verso gli orrori nel mondo e un senso di dovere verso l’azione che è la caratteristica più peculiare del filone radical della sinistra americana: ”davvero non posso credere che qualcosa di simile possa accadere nel mondo senza una maggiore indignazione. Mi fa male [...] osservare quanto permettiamo che il mondo diventi orribile”. Sarà per via di queste ascendenza radicali che il polemista di destra David Horowitz, già militante dell’estrema sinistra e [...] implacabile censore della deriva relativista dei campus americani, ha [...] citato Corrie sulla sua webzine come un esempio del pernicioso effetto degli ”embedded terrorist professors”. Di quei professori che traviano le menti dei giovani statunitensi in luoghi come l’Evergreen State College, dove la ragazza sarebbe stata influenzata da un ambiente considerato ”sensibile ai terroristi”. Se Rachel Corrie è stata il prodotto di alcuni «cattivi maestri», sono in molti a pensare che il lavoro di questi corruttori di giovani menti sia stato in fondo eccellente. Ma forse Rachel Corrie non è il prodotto di nessun maestro. [...]» (Raffaele Mastrolonardo, ”il manifesto” 13/3/2005).