Varie, 13 marzo 2005
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Nour Ayman
• Mansoura (Egitto) 5 dicembre 1964. Politico, L’unico che abbia mai sfidato il faraone Hosni Mubarak a un’elezione presidenziale, condannato a cinque anni di carcere, fu rilasciato dopo tre, nel febbraio 2009. Entrò in politica con il partito liberale «Wafd». Nel 2004 fondò il partito d’opposizione «Ghad» (Domani): le autorità lo accusarono di aver falsificato i documenti. Per questo motivo fu arrestato nel 2005, lo stesso anno delle prime elezioni presidenziali con più candidati, alle quali ottenne il 7% dei voti contro l’89% di Mubarak • «[…] guida il partito liberal-democratico nato […] per lottare contro la corruzione e per la democrazia. […] di buona famiglia, difensore dell’Intifada palestinese, contrario a interferenze straniere ma pronto a dialogare con chiunque, criticato in genere solo perché “molto abile” nel muoversi negli ambienti politici, è ormai diventato un simbolo nel suo Paese e nel mondo. Da un decennio deputato al Parlamento nazionale, dove era stato eletto inizialmente per il partito d’opposizione Wafd, è considerato l’emblema del nuovo Egitto democratico, di quella società civile araba che finalmente inizia ad avere voce. Grazie alle proteste interne, ma ancor più agli appoggi internazionali: le sue lettere dal carcere (prigioniero n. 1387) erano state pubblicate ovunque, anche da Newsweek e dal quotidiano arabo di Londra Al Quds Al Arabi . […] L’improbabile accusa era stata di aver falsificato le firme necessarie a ottenere l’approvazione legale del partito, il terzo nella storia dell’Egitto postrivoluzione ad averla comunque ottenuta. Ma non era sfuggito a nessuno che l’arresto era arrivato pochi giorni dopo l’incontro con l’ex segretario di Stato Usa Madeleine Albright, mentre all’estero si stava ormai diffondendo la sua fama. Il nuovo segretario di Stato, Condoleezza Rice, aveva dimostrato quanto ciò fosse vero ponendo la liberazione di Nour come condizione per la propria partecipazione a una riunione internazionale in Egitto, poi cancellata da Mubarak con il rifiuto di “ogni ingerenza estera”. […]» (Cecilia Zecchinelli, “Corriere della Sera” 13/3/2005).