Maria Chiara Bonazzi, La Stampa 11/3/2005, pag. 16., 11 marzo 2005
Secondo alcuni studi presentati in questi giorni a Londra, gli animali da fattoria sono dotati di emozioni e consapevolezza di sé
Secondo alcuni studi presentati in questi giorni a Londra, gli animali da fattoria sono dotati di emozioni e consapevolezza di sé. Il pollame ha un senso dell’orientamento spaziale più sofisticato di quello di un bambino. Lungi dall’essere babbea per definizione, la gallina sa compiere operazioni che potrebbero inorgoglire il padrone di un cane e in una serie di esperimenti controllati è riuscita ad aprire porte e a orientarsi in un labirinto con una velocità di esecuzione analoga a quella canina ed equina. Secondo questi studi, i polli hanno anche uno straordinario grado di autocontrollo per quanto riguarda il cibo: sono cioè disposti a ritardare la loro gratificazione, se calcolano che verrà loro offerta una porzione più grande a tempo debito. I risultati che più turbano gli animalisti suggeriscono che i polli provano dolore. Durante alcuni test, gli esemplari che provavano una qualche forma di disagio fisico si orientavano verso un mangime contenente morfina, se veniva data loro la scelta, mentre quelli che stavano bene optavano per il cibo senza analgesico. La capacità cerebrale dei maiali, di cui si era già molto discusso, esce a gonfie vele da una ricerca dell’Università di Bristol. Da uno studio dell’Università di Oxford risulta che una mucca chiamata Betty ha piegato istintivamente un pezzo di ferro della sua ciotola per creare un uncino, di cui si è servita per raschiare cibo dal fondo di un barile. Quanto alle pecore, ritenute stupide per la loro mentalità da gregge, gli scienziati del Babraham Institute di Cambridge hanno scoperto un forte senso dell’individualità che permette loro di riconoscere le facce di una decina di persone e di una cinquantina di loro simili per almeno due anni. Per di più, le pecore provano un senso di perdita per l’assenza di individui conosciuti e preferiscono un sorriso a una smorfia: secondo gli scienziati, ciò contribuirebbe a smentire la credenza secondo cui gli animali da fattoria non hanno nessun «senso di sé».