11 marzo 2005
Tags : Antonio (Kanji Inoki). Inoki
Inoki AntonioKanjiInoki
• Nato a Yokohama (Giappone) il 20 febbraio 1943. Campione di wrestling. «Ti ricordi Antonio Inoki? Arrivava in seconda serata su certe tv locali, saliva sul ring in mutande nere, urlava ideogrammi in libertà, scaraventava via l’asciugamano e cominciava a menare. Pugni e calci quasi tutti finti, lacci californiani (!), se occorreva sedie sulle teste, una volta ha pure tagliato i capelli a uno che lo aveva fatto particolarmente incazzare. I suoi rivali onesti si chiamavano Hulk Hogan, André the Giant, Tiger Mask; i suoi nemici perfidi erano Rusher Kimura e Riki Choschu; il suo allievo preferito era Tatsumi Fujinami; il suo aedo - un intramontabile mito trash - era Tony Fusaro, che negli studi italiani si eccitava al punto da pronunciare frasi storiche tipo ”ecco Kimura che vola qui di fianco a noi”, come se l’Antonio fosse così forte da far planare uno da Tokio a casa nostra con uno slavadente. Ma così era il catch: improbabile come gli anni Ottanta, divertente come un trionfo. [...] a parte il catch [...] ha fatto un sacco di altre cose interessanti. Una è l’epica baracconata di Tokio con Muhammad Ali, nel ’76, boxe e catch assieme, match pari (’Fu l’incontro più importante della mia vita”, osa dire). [...] Da piccolo in Brasile (dove emigrò nel ’57, ndr ) ero povero, non avevo niente. [...] quella foto dove, basetta lunga e mascella infinita, guarda sorridendo Alì che finge di insultarlo. Perché in fondo questo era lui coi suoi soci: una magnifica finta, violenza mostruosa solo rappresentata, esempio innocuo di cartone animato umano (l’altro, quello vero, arriverà, con l’Uomo Tigre e, ovviamente, Antonio Inoki tra i protagonisti). Nei cartoni animati non ci si fa mai male veramente, così ora l’eroe pacifista può dire: ”Quando c’è la forza e la salute si può superare tutto”. Forza e salute sì, ma pure senso del business e furbizia di uno che ha 50 palestre di arti marziali sparse nel mondo: ”Vivo a New York, tanti fan mi fermano ancora per la strada e la sapete una cosa? La maggior parte sono italiani. Se un giorno nascerà il nuovo Inoki spero proprio sia italiano...”. [...]» (Alessandro Pasini, ”Corriere della Sera” 11/3/2005).