Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  marzo 11 Venerdì calendario

Tieri Aroldo

• Corigliano Calabro (Cosenza) 28 agosto 1917, Roma 29 dicembre 2006. Attore • «[…] Finito il liceo, mi ero iscritto all’Accademia nazionale d’arte drammatica, avevo preso il diploma e, dopo il debutto nel 1938 al teatro Argentina con il personaggio di Malatestino della Francesca da Rimini di Gabriele D’Annunzio, ho fatto quello che mi era sembrato giusto fare, con serietà. E con una certa eleganza: altrimenti la vita dell’attore sarebbe diventata assurda”. Quel debutto è consegnato alla storia del teatro. E l’attore cita, “per un motivo particolare”, le parole di Silvio D’Amico uscite su “La Tribuna”: dopo aver parlato di “audace interprete”, il critico concludeva: “Tieri ha sostenuto il suo tremendo personaggio con un vigore, con uno spirito acre e corrosivo, e insomma con un carattere, degno di un attore nato”. “Mi sono offeso”, racconta: “Attore nato? Che significa? Io cercavo di capire se avevo le qualità per farlo e quale poteva essere il mio stile. Mi sono macerato, in questa ricerca. Nel bene e nel male, credo di aver trovato una cifra espressiva che non è paragonabile ad altre”. Nella sua biografia teatrale ci sono oltre 200 personaggi […] “Li ho amati tutti. Le mie interpretazioni sono state sempre precedute da uno studio e da un’analisi della loro psicologia. Poi trasferivo in ogni personaggio il mio cervello, la mia cultura, le mie curiosità, le mie esperienze, la mia intelligenza, la mia sensibilità... Sono stato molto attento, ho anche sofferto. E ho avuto sempre paura, perché non sono mai stato così sicuro di quello che facevo”. Crede di avere dei debiti di riconoscenza con alcuni registi? “[…] tutti mi hanno ‘rimproverato’, a cominciare da Renato Simoni, il mio primo regista, fino a Gianfranco De Bosio (per Un marito di Italo Svevo), perché, durante la lettura o le prove, insinuavo dei dubbi: ‘Non mi hai fatto dormire’. Con Giancarlo Sepe, l’ultimo, ho avuto, per 10 anni, un rapporto straordinario”. Che cosa pensa dei 126 film che ha interpretato e vengono continuamente riproposti dalla tv: privata e pubblica? “Lascio la parola a Tullio Kezich che, in occasione del premio Curcio assegnatomi nel 1984, ha scritto: ‘... Aroldo traduce la routine in sorpresa, la convenzione in originalità, il mestiere in arte. Forse senza quei cento piccoli film, oggi non avremmo un grande attore’ […] Ho avuto, come la mia famiglia, una vita bella. Sono un signore che ha fatto teatro, con qualche soddisfazione. Sono stato fortunato con le donne […] ne ho avute di molto belle”. […]» (Luigi Vaccari, “Il Messaggero” 10/3/2005).