9 marzo 2005
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Engel Morris
• Nato a Brooklyn (Stati Uniti) l’8 aprile 1919, morto a New York (Stati Uniti) il 5 marzo 2005. Regista. «Senza di lui, disse François Truffaut, la Nouvelle Vague non ci sarebbe stata. Di lui Saul Bellow scrisse che ”poteva penetrare le dure superfici delle apparenze, far parlare le pietre, far sì che le metropolitane e i marciapiedi si rivolgessero a noi gridando, che i milioni di morti seppelliti in file di lapidi malamemente identificate ci influenzassero”. John Cassavetes e D. A. Pennebaker si sono spesso dichiarati tra suoi più grandi ammiratori. [...] Figura mitica e allo stesso tempo segreta del cinema americano, Engel è stato una presenza imprescindibile di quella rivoluzione che avvenne tra gli anni cinquanta e i primi anni settanta nel cinema indipendente Usa. E, come è successo per Leonard Kastle con il suo Honeymoon Killer, per essere ”imprescindibile” gli bastò virtualmente un film solo, The Little Fugitive, vincitore del leone d’argento a Venezia nel 1953. Girato per 30.000 dollari, con una 35mm portatile creata apposta per lui, in un magico, contrastatissimo, bianco e nero che omaggiava le fotografie del suo maestro Paul Strand (con il quale collaborò al film Promise Land) e le immagini ”di strada” di un’altra sua grande passione, Berenice Abbott, Il piccolo fuggitivo è l’odissea d’un giorno d’estate di un bambino di sette anni (Richie Andrusco) che scappa a Coney Island quando crede di aver ucciso il fratello maggiore. Sullo sfondo espressionistico e multiforme del grande luna-park newyorkese, il bimbo ha avventure e incubi da paese delle meraviglie - ogni superficie e ogni incontro a cavallo tra realtà e fantasia. Scritto da Ray Ashley e montato da quella che sarebbe presto diventata la moglie di Engel, la nota fotografa Ruth Orkin, Il piccolo fuggitivo venne acquistato in Usa dal distributore americano di Il ladro di biciclette e di Roma città aperta. Non a caso, il lavoro di Engel è stato spesso avvicinato al nostro neorealismo. In realtà, la sua influenza più grande rimane la fotografia americana degli anni trenta, unita ad un occhio complice nella meraviglia dello sguardo infantile e a una voglia di perdersi sulle superfici - dei volti o dell’asfalto, come dice Bellow- e sui contorni fino a farli esplodere. Nel 1955 Engel diresse, sempre con la collaborazione di Orkin, Lover and Lollipops, su una bambina orfana di padre che osserva sua madre innamorarsi di nuovo e, nel 1958, Wedding and Babies, il suo progetto più ”strutturato” con gli attori Viveca Lindfors and John Myhers. Anche quel film vinse un premio a Venezia, insieme a Il posto delle fragole di Ingmar Bergman. Più in sincronia con l’universo solitario della fotografia, Engel non si pose nemmeno il problema di andare o meno ”a Hollywood” sfruttando il boom degli indipendenti degli anni sessanta - lavorò e mantenne la sua famiglia essenzialmente con la fotografia e qualche spot pubblicitario. Ma nel 1968 girò I Need a Ride to California, film [...] ”invisibile” su una ragazzina hippie nell’East Village della controcultura. [...] A sorpresa - anche di chi lo aveva conosciuto- Engel girò due video negli anni novanta, A Little Bit Pregnant (’93), su un bimbo la cui sorella incinta rifiuta di sposarsi ma anche di avere un aborto e Camellia (98), studio ravvicinato della figlia di due anni di un amico. [...]» (Giulia D’Agnolo Vallan, ”il manifesto” 8/3/2005).