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 2005  febbraio 27 Domenica calendario

Raffaele La Capria nel suo ultimo libro "L’estro quotidiano" racconta di quando s’imbarcò con Giovanni Urbani alla volta degli Stati Uniti, dove sarebbero rimasti tre mesi per frequentare un seminario ad Harvard

Raffaele La Capria nel suo ultimo libro "L’estro quotidiano" racconta di quando s’imbarcò con Giovanni Urbani alla volta degli Stati Uniti, dove sarebbero rimasti tre mesi per frequentare un seminario ad Harvard. «Sulla nave si sentiva di continuo la musica di "My fair lady", un’operetta molto sentimentale e molto in voga, e "my fair lady" Giovanni chiamò la giovane americana dal grazioso cappellino dal nastro blu da cui partì lo sguardo che mi colpì quando avevamo appena superato lo stretto di Gibilterra. A dirla in breve "m’innamorai" (e dio sa se ne avevo bisogno!) e fui ricambiato dalla mia "fair lady". Per sei giorni, quanto durò la traversata dell’Atlantico, vissi la mia storietta amorosa, e per sei giorni cercai di entrare nella cabina della mia amata, ma "my fair lady" era sposata, sapeva che tra poco alla fine del viaggio l’aspettava il marito, e nonostante i baci e gli abbracci che volentieri mi concesse sempre più appassionati, non volle tradirlo del tutto. [...] Poi una mattina all’alba apparve lontano sull’orizzonte il profilo frastagliato dei grattacieli. Il bel viaggio era finito. Ci eravamo preparati a questo sin dall’inizio e ci dicemmo addio. Baciandomi lei aprì le labbra e spinse avanti la lingua cercando la mia, a lungo, come non aveva mai fatto, con una foga e una disperazione che mi sconcertarono. Sul molo ad attendere "my fair lady" c’era il marito. Dall’alto del ponte io osservai lei che scendeva dalla passerella, lei che cercava intorno tra la folla il marito, il marito che le andava incontro, che l’abbracciava per baciarla, e lei che all’ultimo momento voltava la testa di lato e deviava il bacio di striscio, tra la guancia e il collo. Mi ricordai di quel bacio deviato quando, tre mesi dopo, tornai in Italia, e questa volta era mia moglie che mi veniva incontro sul molo, ed ero io che l’abbracciavo per baciarla, e lei che girava la testa e deviava il bacio: e così seppi come stavano le cose, seppi quello che il tono delle lettere di mia moglie già mi aveva annunciato».