Varie, 1 marzo 2005
PROIETTI
PROIETTI Laura Roma 8 luglio 1973. Terrorista • «Che l’omicidio politico non facesse per lei, dice di averlo capito dopo aver partecipato all’esecuzione del professor Massimo D’Antona, ucciso su un marciapiede di Roma, nella strada dove abitava, la mattina del 20 maggio ’99. Non aveva ancora compiuto 26 anni, Laura. Era la più giovane del gruppo brigatista venuto alla luce con le indagini. Uscì dalle Br qualche mese dopo, all’indomani di un ”esproprio” per autofinanziamento, quando le convinzioni politiche sulla lotta armata avevano lasciato il posto alle insicurezze. ”Un conto è parlare di omicidi, un altro è togliere la vita alle persone”, sostiene oggi [...]. Entrò in carcere il 23 ottobre 2003, nella retata che decapitò l’organizzazione di cui dichiara adesso non faceva più parte dal 2000. La presero in Sardegna a Poltu Quatu, vicino a Porto Rotondo, dove lavorava come cameriera. – Mi avvalgo della facoltà di non rispondere”, disse al primo magistrato che la incontrò, dopo aver declinato generalità, stato civile ”nubile”, condizioni di vita individuale ”normali”, titolo di studio ”liceo artistico” e beni patrimoniali: ”No, o meglio la mia autovettura”. Tre mesi dopo, a dicembre, davanti ai pubblici ministeri romani che le contestavano le telefonate ai cellulari delle Br e soprattutto un capello nel furgone utilizzato per il delitto D’Antona, rispose per tentare di scagionarsi: ”Ci tengo a dire che è un errore. Non so come è stato possibile, ho fiducia che in futuro tutto si potrà chiarire”. Lei ormai si sentiva lontana da delitti politici e lotta armata, e arrancava per non doversi staccare dalla nuova vita che improvvisamente s’era interrotta con quell’ordine di arresto: ”Devo capire bene che sta succedendo... Io fino a ieri stavo a lavorare contenta del lavoro, e stavo a fare una vita tranquilla, e mi trovo catapultata in una storia enorme e voglio capirci qualcosa... Io non faccio parte di questa organizzazione, non faccio politica, però adesso ho paura, voglio capire bene che sta succedendo...”. Non ne faceva parte allora, delle Br, ma c’era stata dentro prima, come ammette ora. E in carcere si sentiva risucchiata in quel delitto che segnò il ritorno delle Brigate rosse in Italia. Anche grazie al contributo di lei, nata nel 1973 [...] quando le Br facevano i primi passi. Il contatto che la portò all’omicidio politico avvenne [...] sulle ceneri del centro sociale Blitz, alla periferia sud est di Roma. Un vecchio asilo in disuso e occupato dove ”volevamo offrire un’alternativa all’eroina e all’alienazione”, ha raccontato chi l’ha frequentato, attraverso pasti e birre ”a prezzi accessibili”, film e concerti. Si parlava di politica e si organizzavano le occupazioni delle case, e lì si sono conosciuti alcuni degli ormai ex giovani accusati di far parte del gruppo romano delle nuove Br. Perché al Blitz c’era Mario Galesi, ricordato da tutti come uno dei ”compagni” più generosi ma anche dei più decisi [...] Negli anni Novanta Laura è rimasta catturata da quell’ambiente di persone più grandi, finché ha deciso di partecipare al ”salto” compiuto da alcuni. Collaborando all’inchiesta sui movimenti di Massimo D’Antona, consegnando le radio alla brigatista Cinzia Banelli la mattina dell’omicidio e poi mettendosi a un incrocio di strada per controllare che non ci fossero imprevisti mentre i suoi compagni sparavano al professore. La successiva ”crisi politica” è sfociata in quello che un tempo si chiamava il ”riflusso”, e così gli investigatori che una volta estratto il suo nome dall’intreccio di telefonate si sono messi a seguirla e intercettarla, hanno scoperto un’altra Proietti: una ragazza dalla parlata romanesca, fotografata mentre bacia il suo fidanzato in mezzo alla strada e ascoltata al telefono che commenta gli amori più o meno fortunati collezionati negli ultimi anni. Quando le Br erano per lei solo un ricordo, tornato come un incubo il giorno dell’arresto. [...]» (’Corriere della Sera” 1/3/2005).