varie, 1 marzo 2005
PENNETTA Flavia
PENNETTA Flavia Brindisi 25 febbraio 1982. Tennista. Nell’agosto 2009 raggiunse il n. 10 del ranking mondiale, prima italiana nella top ten dai tempi di Corrado Barazzutti (1978). Ha vinto la Federation Cup 2006, 2009, 2010 e, in coppia con l’argentina Dulko, il Master del doppio 2010 e l’Australian Open 2011 • «La guagliona, anzi la uagnett, vista la fattispecie salentina, è mora, giovane, bella e charming come una piccola Loren. Di quella bellezza scura e scintillante che sanno mettere insieme solo le latine: vellutata, ironica, femminile assai. Vince anche, la graziosa. [...] Nessuna italiana prima di lei era mai riuscita a vincere back-to-back, cioè un torneo Wta dietro l’altro. Avversarie non illustrissime per le finali, la spagnola Domingues Lino in Colombia, la slovacca Cervanova ad Acapulco, ma avversarie comunque da battere [...] Perché poi la bellezza illumina, sì, ma per vincere occorrono muscoli e nervi, e dritti e rovesci che viaggiano. Servono neuroni tosti, mentre fino a qualche tempo fa di Flavia dicevano che sì, era brava, aveva il braccio, il fisico, ma teneva la capa fresca. Troppo carina, troppo distratta dalle feste, dalla gioia di vivere, dalle attenzioni dei maschietti. Coccolata da papà Oronzo, un ex seconda categoria che a tre anni già la faceva trotterellare sui campi del circolo di famiglia, e da tutta una dinastia di tennisti: mamma Concita terza categoria, la zia Elvy scudettata under 18, la sorella Giorgia che con la racchetta ci ha provato fino ai 16 anni. “Fino a quattordici anni ho giocato senza troppa convinzione - ammette Flavia -. Non avevo tanta voglia di allenarmi, cercavo scuse. Ero brava, ma non vincevo”. Vagabondava fra altri interessi: la danza, la pallavolo, l’atletica, le amate passeggiate a cavallo. A 15 anni si è tolta dagli agi brindisini. Tre anni con coach Galoppini a Roma, nel 2000 il salto a Milano con Barbara Rossi, nel sacrario nordico del Tc Bonacossa. In mezzo, un titolo italiano under 16, l’amicizia e le vittorie in doppio, anche al Roland Garros under 18, con l’altra ragazza di Puglia, Roberta Vinci, un diploma in ragioneria. Da ragazzina a donna, da bimba-maschietto con l’apparecchio per i denti a signorina sciupamaschi. Un anno intero, il 2001, perduto per un’intossicazione alimentare, poi il decollo. La scalata alle prime 100, la prima vittoria, a Sopot, il n. 38 a fine 2004. Ha iniziato a fare girare la testa alle avversarie. Non ha smesso di farla girare ai colleghi-fidanzati. Prima Allgauer, poi Azzaro [...] Carlos Moya numero 6 del mondo, bello, macho e spagnolo. Un po’ per coltivare la liaison amorosa - radio spogliatoio narra di cose torride, fra i due, compresi sms irriferibili - un po’ perché oggi il tennis europeo pulsa soprattutto lì, Flavia [...] ha deciso di allenarsi a Barcellona, all’Accademia Casal e Sanchez [...]» (Stefano Semeraro, “La Stampa” 1/3/2005).