1 marzo 2005
Tags : Ermanno. Bazzocchi
Bazzocchi Ermanno
• Nato a Tradate (Varese) il 27 marzo 1914, morto a Tradate (Varese) il 7 luglio 2005. Ingegnere. «[...] l’’ultimo progettista d’aeroplani”, l’uomo che ha costruito i caccia da solo [...] Se inseguire in cielo le piroette del suo jet MB-339 (B, sta appunto per Bazzocchi) dipinto di blu e segnato dal tricolore gli ha riempito il cuore, dimostrandogli come la vita possa talvolta raggiungere la pienezza fantasticata da bambini, la sua storia è ricca di tanti altri successi che sono stati a loro volta conquiste del nostro Paese. Perché a Bazzocchi è legato il nome di un celebre aero sul quale hanno messo le ali migliaia di piloti in tutto il mondo. Era stato battezzato ”Macchino” , saliva nell’aria per la prima volta nel 1957 sorvolando i tetti di una fabbrica rinata a fatica dopo la guerra. ”Lo abbiamo costruito in una quarantina di persone, da me, progettista, e rivelò presto le doti che convinsero molte aviazioni” ricorda Bazzocchi. L’MB-326, come venne chiamato, era ideato per gli ”aquilotti”, cioè per insegnare a volare su jet più potenti ed era il primo a prendere forma in Italia. ”Entrai alla Macchi di Varese che avevo 27 anni . Avevo ancora sottobraccio la mia laurea in ingegneria quando venni affiancato a Marco Castoldi, un mito dell’aeronautica anni ’30. Erano suoi i Macchi dipinti di rosso che sfrecciando nei cieli dei continenti spesso vincevano il famosissimo Trofeo Schneider. Ma starci accanto era difficile perché era un accentratore, gelosissimo del suo lavoro, scontroso all’inverosimile. Imparare da lui era un fatica, ma fu utile. Così quando nel 1945 l’ingegner Foresio, a capo della società, mi trasformò nel suo successore i frutti germogliarono”. Ma la nuova Macchi che doveva uscire dalle macerie dei bombardamenti doveva trovare il modo di sopravvivere. ”E per raccogliere le risorse e fabbricare aeroplani in un angolo dell’azienda costruivamo motocarri e trebbiatrici”. I sogni del neoprogettista non erano però legati al mondo militare. ”Immaginavo velivoli commerciali e per questo il mio primo aeroplano fu un biposto adatto agli aeroclub. Ne progettai altri più grandi, qualcuno volò anche, ma poi le esigenze della difesa e della nostra aeronautica militare orientarono l’azienda verso i jet d’addestramento. E fu una scelta giusta non solo perché ci specializzammo in una nicchia preziosa, oggi al top in Europa e nel mondo, ma perché il buon risultato del Macchino fece la nostra fortuna aiutando la rinascita dell’azienda. Ne abbiamo venduti addirittura ottocento in cinquanta paesi nei vari continenti spesso vincendo aspri confronti tecnico- commerciali. E abbiamo persino aiutato la nascita di aziende aeronautiche in Australia e Sudafrica: insomma un gran successo” .Poi, sotto la sua guida, arrivò il successore, l’addestratore più potente e più adeguato ai tempi MB-339 venduto anch’esso a numerosi nazioni estere oltre ad essere adottato dalla nostra aeronautica militare la quale lo sceglie addirittura come jet per la pattuglia acrobatica, la Pan. ” stato il mio momento più felice”, ricorda Bazzocchi, che è stato pure in Cina ad insegnare come inventare aerei: era chiamato ”il progettista delle linee pure” . Nelle industrie aeronautiche non esiste più il progettista solitario, il solo ideatore: ora i jet nascono da grandi équipe di progettisti e batterie di computer che simulano ogni dettaglio prima ancora di arrivare in pista. Bazzocchi è l’ultimo di una generazione che ancora usava il tecnigrafo, ideava la curva aerodinamica giusta con l’occhio e il cervello, verificava su modelli di legno la bontà dell’intuizione. [...] ”Nel disegnare un aeroplano bisognava metterci amore, poesia, passione [...] Anche se ci sono questi strumenti per fare un buon aereo alla fine deve emergere sempre la creatività di un ingegnere che un elaboratore non potrà mai dare. E alla fine, nel gruppo, ci sarà ancora quello che mostra l’idea vincente” [...]» (Giovanni Caprara, ”Corriere della Sera” 17/2/2005).