Ferdinando Sallustio, Belle parole. I grandi discorsi della storia dalla Bibbia a Paperino, Bompiani 2004, 18 febbraio 2005
Equità. Socrate (469’399 a.C.), accusato di "empietà e corruzione dei giovani", quando i giudici gli proposero di patteggiare la pena e di indicare lui stesso i termini di una punizione equa, rispose che in base a equità gli spettava semmai un "beneficio" che fosse alla sua altezza: "Che significa all’altezza di un uomo come me, disagiato filantropo che ha bisogno solo di un po’ di pace e tempo per l’opera di stimolo nei confronti vostri? Niente di meglio, signori, niente di più adatto che [
Equità. Socrate (469’399 a.C.), accusato di "empietà e corruzione dei giovani", quando i giudici gli proposero di patteggiare la pena e di indicare lui stesso i termini di una punizione equa, rispose che in base a equità gli spettava semmai un "beneficio" che fosse alla sua altezza: "Che significa all’altezza di un uomo come me, disagiato filantropo che ha bisogno solo di un po’ di pace e tempo per l’opera di stimolo nei confronti vostri? Niente di meglio, signori, niente di più adatto che [...] gli alimenti a vita. [...] Assai più che se uno di voi ha trionfato alle Olimpiadi con il cavallo, il carro o la quadriga: quello si limita a darvi l’impressione momentanea della felicità, io do ”la” felicità, e di solito quello non ha bisogno di essere mantenuto, io sì". Gli toccò, invece, bere la cicuta.