Federico Faloppa, Parole contro, Garzanti, 2004, 17 febbraio 2005
Saraceni. Dall’arabo sarq, ”orientale”, diventato sarakenós in greco; ma secondo un’altra etimologia dal nome proprio Saraka, città dell’Arabia, citata nel II secolo d
Saraceni. Dall’arabo sarq, ”orientale”, diventato sarakenós in greco; ma secondo un’altra etimologia dal nome proprio Saraka, città dell’Arabia, citata nel II secolo d.C. da Tolomeo, ma anche regione della penisola del Sinai, menzionata da Stefano di Bisanzio nel IV secolo. Dal luogo comune del colore più scuro della pelle dei Saraceni, il verbo usato nel Bolognese, sarasinér, per indicare l’imbrunire dell’uva per maturazione. Nell’Aretino, a Soci, si dice che nell’uva c’è entrato il saracino. Con accezione negativa da questo etnonimo derivano le denominazioni popolari della Aristolochia clematitis L. (erba dall’odore disgustoso, dal sapore amaro e dall’effetto narcotico): sarrasine (in francese), saracin e saracen’s herb (in inglese), saracenkraut (in tedesco), Sarrasijnskruid (in olandese).