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 2005  febbraio 17 Giovedì calendario

Abbiamo visto che la differenza tra le fragole giganti del supermercato e le fragoline che troviamo nei boschi è solo una delle tante che separano le specie coltivate da quelle selvatiche

Abbiamo visto che la differenza tra le fragole giganti del supermercato e le fragoline che troviamo nei boschi è solo una delle tante che separano le specie coltivate da quelle selvatiche. Sono differenze che si riscontrano dapprima come variazioni naturali spontanee; alcune di queste sono evidenti, come l’aumento della dimensione o della gradevolezza del sapore; altre meno, come il cambiamento nei meccanismi di dispersione del seme. Ma quali che fossero i criteri di scelta, più o meno inconsci, dei primi agricoltori, è certo che i primi passi verso la domesticazione furono del tutto inconsapevoli. Fu una conseguenza inevitabile della nostra selezione degli esemplari selvatici più utili e della competizione evolutiva nel nuovo ambiente agricolo, dove chi era favorito allo stato selvatico non lo era più. Ecco perché Darwin iniziò la sua Origine della specie con un capitolo in cui si dilungava a spiegare in che modo piante e animali selvatici divennero domestici grazie alla selezione artificiale imposta dall’uomo. Invece di partire in quarta con i fringuelli delle Galapagos per cui è universalmente noto, si mise a discutere delle varie sottospecie di uva spina. Ecco cosa scriveva: Nelle opere di orticoltura è espressa grande sorpresa per gli splendidi risultati ottenuti dai giardinieri con materiali così scadenti; tuttavia il processo è stato semplice ed è stato eseguito in maniera quasi inconscia, fino al risultato finale. Esso consisteva nel coltivare sempre le migliori varietà conosciute, seminarle e, non appena compariva una varietà lievemente superiore, selezionarla, e così di seguito . Questi metodi di selezione artificiale sono ancora oggi il modello più comprensibile della nascita della specie attraverso la selezione naturale.