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 2005  febbraio 16 Mercoledì calendario

TullioAltan Carlo

• San Vito al Tagliamento (Pordenone) 30 marzo 1916, 15 febbraio 2005. Antropologo • «[...] il più grande antropologo italiano nel duplice senso: di significativo esponente di quella disciplina, l’antropologia culturale, così poco coltivata in Italia, e di spietato indagatore dell’antropologia degli italiani caratterizzata da ”arretratezza socioculturale, clientelismo, populismo, trasformismo e ribellismo” come recita il sottotitolo di un suo importante libro La nostra Italia, edito nel 1986 da Feltrinelli. Il suo Manuale di antropologia culturale, che Valentino Bompiani nel 1975 gli chiese di scrivere per introdurre in Italia una scienza che Ernesto De Martino aveva sondato sul campo, è ancora oggi l’unico grande testo che espone la storia e il metodo di questo sapere, che francesi e inglesi praticavano dalla fine del Settecento, con una letteratura ricca e copiosa, da cui le scienze psicologiche e le scienze sociali trassero spunto per rinnovare a loro volta i loro metodi di studio, superando quel vizio, non ancora estinto, dell´eurocentrismo, ora migrato Oltreatlantico. Ma la grandezza di Carlo Tullio-Altan non sta tanto in questo suo pionierismo, quanto nel fatto che le sue ricerche antropologiche erano guidate da profonde conoscenze filosofiche che facevano riferimento allo strumentalismo deweyano, al materialismo storico, alla fenomenologia, all’esistenzialismo, al neopositivismo, allo strutturalismo, al funzionalismo, perché Tullio-Altan aveva capito che l’uomo è una realtà troppo complessa per essere inquadrata e compresa in una sola idea. [...] Nel relazionarci agli altri, che percepiamo diversi da noi, per intendersi non basta parlare inglese, ma bisogna capire la simbolica sottesa alla loro cultura, a partire dalla quale diventano comprensibili idee, significati e comportamenti che altrimenti, come quelli dei folli, ci apparirebbero alieni. Frutto di quelle discussioni fu un suo splendido libro Soggetto, simbolo e valore. Per un’ermeneutica antropologica edito da Feltrinelli nel 1992. [...] tante guerre esplodono perché guardiamo gli altri a partire dalla nostra cultura (che naturalmente riteniamo superiore) senza la minima cura di capire come sono fatti i popoli diversi da noi, e a partire da quale simbolica promuovono i loro comportamenti. Questa ricerca, anticipatoria per i problemi che sarebbero esplosi in futuro, proseguì con Ethnos e civiltà. Identità etniche e valori democratici (Feltrinelli, 1995) in cui, pur considerando la democrazia il miglior sistema finora inventato per garantire l’umana convivenza, Carlo Tullio-Altan avvertiva che non può essere ”esportata” senza tener conto delle identità etniche in cui è il deposito millenario delle culture diverse dalla nostra. Qualche anno prima, nel 1989, con Populismo e trasformismo, individuava i rischi che, se non corretti, avrebbero trattenuto l’Italia a quel livello pre-politico, dove non si confrontano le idee, ma solo gli interessi. Carlo Tullio-Altan chiuse la sua ricerca [...] con Le grandi religioni a confronto (Feltrinelli, 2002) dove richiamava l’attenzione sul fatto che la globalizzazione non avrebbe solo messo a stretto contatto i popoli di tutto il mondo in un felice interscambio di comunicazioni, intese commerciali, circolazioni di idee, ma avrebbe anche generato quei conflitti religiosi, duri da stemperare, perché nella religione si radica la simbolica profonda dell’identità dei popoli. [...]» (Umberto Galimberti, ”la Repubblica” 16/2/2005). «[...] professore emerito di ”Antropologia culturale” presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste, non è stato soltanto uno studioso di livello internazionale, ma un intellettuale che ha saputo dare, nel secondo dopoguerra, un contributo sostanziale al rinnovamento della cultura umanistica italiana, impegnandosi nella costruzione di un modello di scienze dell’uomo radicato nella migliore tradizione storicistica e fondato sul dialogo tra filosofia e antropologia. In questa prospettiva la sua figura non può essere scissa da quella di un altro illustre pioniere delle discipline neo-umanistiche, Ernesto de Martino, che Tullio-Altan non a torto considerava suo ”fratello maggiore”: entrambi si erano formati nello spirito e nel pensiero di Croce; entrambi avevano preso le distanze dal Maestro, pur senza mai rinnegarlo, per esplorare nuovi territori del sapere: quello dell’etnologia, dell’etnologia religiosa in particolare. Il dissenso con Croce verteva su un nodo cruciale in quanto Tullio-Altan riteneva ”non si potesse escludere il fenomeno religioso dal campo degli studi filosofici”. E proprio all’analisi dei fenomeni religiosi, di cui si proponeva di mettere a fuoco la peculiare ”razionalità” recuperandone - con profondo senso storico e con spirito laico - la complessa funzione sociale e culturale, sono dedicate alcune delle opere maggiori dello studioso [...] da Lo spirito religioso del mondo primitivo (Il Saggiatore, 1960), al recente Le grandi religioni a confronto (Feltrinelli, 2002). Un posto a parte meritano i volumi in cui Tullio-Altan ha affrontato il complesso problema del simbolismo, sia religioso che laico, integrando varie prospettive ermeneutiche e formulando, al contempo, una proposta interpretativa che costituisce la componente più preziosa dell´eredità culturale lasciataci da Carlo Tullio-Altan. Soggetto simbolo valore (Feltrinelli, 1992) e Religioni Simboli Società [...] rappresentano un punto di riferimento imprescindibile per tutti quelli che vorranno dedicarsi allo studio della dimensione simbolica. Il rilievo dato alla produzione antropologica non deve far passare in secondo piano le opere nelle quali emerge un ulteriore aspetto della complessa personalità scientifica di Carlo Tullio-Altan: un aspetto diverso e tuttavia sottilmente collegato alle ricerche già menzionate. sufficiente citare il saggio dal titolo lungo ed eloquente (La nostra Italia. Arretratezza socioculturale clientelismo trasformismo e ribellismo dall´Unità ad oggi , Feltrinelli, 1986) per dare un’idea dello studioso impegnato, attento alle problematiche socio-culturali e storico-politiche del nostro paese» (Marcello Massenzio, ”la Repubblica” 16/2/2005).