Stefano Lorenzetto, Tipi italiani. Venticinque vite fuori dall’ordinario, Gli specchi Marsilio, 2004, 14 febbraio 2005
Spelonche. Mario Dumini, figlio di Amerigo Dumini, capo della polizia personale di Mussolini, con altri cinque sicari, omicida di Giacomo Matteotti (gli piaceva presentarsi con una formula confessoria, "Piacere, Amerigo Dumini, diciotto omicidi"), mentre la madre si suicidò a 48 anni coi barbiturici
Spelonche. Mario Dumini, figlio di Amerigo Dumini, capo della polizia personale di Mussolini, con altri cinque sicari, omicida di Giacomo Matteotti (gli piaceva presentarsi con una formula confessoria, "Piacere, Amerigo Dumini, diciotto omicidi"), mentre la madre si suicidò a 48 anni coi barbiturici. Nato nel 1945 a Drò, in provincia di Trento, ex rilegatore di libri, licenza di terza media, abita in una grotta al fondo di via Crucis, fra i colli di San Vittorino, oltre la periferia di Roma (per quattro anni aveva vissuto in una grotta di Ladispoli, abbandonata perché mancava l’acqua). Separato dalla moglie Giovanna che vive a Roma, campa con 200 euro al mese, lo stipendio che gli versa una pensionata a cui dà lezioni d’inglese. Legge a lume di candela, l’acqua la prende al torrente, la bombola del gas gli dura più di un anno, ma ha il cellulare, gliel’ha comprato la sua allieva caso mai avesse bisogno di lui: "Lo tengo acceso dalle 18 alle 20. Siccome non telefono mai, la batteria dura sei giorni. Lo ricarico a casa della signora". Vive così per essere libero: "Sono abituato a protestare contro le ingiustizie. Se lo facessi stando in un bell’appartamento borghese, mi dimostrerei poco credibile e anche ipocrita".