Varie, 12 febbraio 2005
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Daenickx Didier
• Saint Denis (Francia) 27 aprile 1949. Scrittore • «Ha cambiato i connotati al giallo, ma gli appassionati del genere lo venerano. [...] re francese del noir di nuova generazione, è così famoso, che in patria cominciano a spuntare dei sosia. Un truffatore, avendo letto in galera l’integrale delle opere di Daeninckx [...] si è spacciato per lo scrittore, firmando le sue opere in librerie di provincia, ritirando alcuni proventi, e, presumono critici e colleghi, seducendo le ammiratrici. Eppure, fingersi Didier Daeninckx non è facile. Bisogna avere un fisico speciale, da ”gigante incompiuto”: pizzetto e capelli lunghi, e un’aria da D’Artagnan prima che diventi moschettiere. E si deve usare una voce quieta e dolce per esprimere concetti incendiari. Perché Daeninckx si indigna degli scandali politici e delle atrocità della storia, e non se ne vergogna. Anzi, centra i suoi gialli sui misfatti occultati dal potere. Così, ha trasfigurato un genere d’evasione, dedito a scandali privati e ai bozzetti d’ambiente, in giallo politicamente corretto. [...] perché contagiare il giallo con la storia? ” la storia che ha trovato me. Ci sono entrato in collisione da bambino. Nel 1961, durante la guerra d’Algeria, l’Oas (l’Organisation de l’armée secrète) che voleva che l’Algeria restasse francese, aveva gettato una granata contro il domicilio di André Malraux, lo scrittore e ministro della Cultura del generale De Gaulle. Malraux non era in casa, ma c’era la figlia del portiere, che è rimasta sfigurata. Aveva cinque anni, si chiamava Delphine Renard. Il giorno dopo si è svolta una grande manifestazione, contro la guerra, che è stata repressa con violenza; ci sono stati una decina di morti, e si parlò di cadaveri ripescati nella Senna. Su tutti i muri di Francia appariva il viso della bambina rigato da lacrime di sangue; è rimasto nella memoria di un’intera generazione. Ora, mia madre era andata alla manifestazione; è rientrata sconvolta. Una delle sue migliori amiche era rimasta uccisa. Si chiamava Suzanne Martorell, io andavo a vedere la tv da lei, era la sola persona ad averla nel comprensorio dove abitavo; seguivo a casa sua Zorro e le prime trasmissioni di rock. Mia madre ha detto a noi bambini: ’Suzanne è morta e l’ha uccisa Maurice Papon”. Papon era il prefetto di polizia di Parigi. Così, all’età di 11 anni ho assorbito l’idea che il prefetto di polizia poteva essere un assassino, il cattivo. Un’altra vicina è rimasta ferita; per vent’anni non ha mai potuto alzarsi dal letto, e aveva l’età di mia madre. Ho capito quali erano le conseguenze individuali di un dramma collettivo; e da scrittore, mi chiedo ancora oggi se il crimine non appartenga più allo spazio sociale che all’individuo. E Papon lo avremmo dimenticato ma, molti anni dopo, è diventato ministro delle Finanze. In Francia il ministro invia una lettera ai contribuenti per invitarli a pagare le imposte, e ringraziarli. Allora io, vedendo quella firma agghiacciante in calce alla lettera, per anni non ho pagato le tasse. Poi il giornale ’Canard enchaîné’ ha tirato fuori un’altra storia: Papon era implicato nella retata e la sparizione di 1.600 ebrei della regione di Bordeaux. Nel mio primo libro, A futura memoria, c’è un personaggio colpevole di crimini contro l’umanità che diventa ministro della Repubblica. E ancora mi interrogo sulla legittimità del potere”. [...] Da allora non ha mai smesso di denunciare l’oblio di fatti storici inconfessabili: i rom perseguitati dalla Francia durante la Seconda guerra mondiale, le simpatie naziste di Charles Lindberg o dei fratelli Lumière; in Cannibale, parla dei canachi, abitanti della Nuova Caledonia, esibiti nelle gabbie durante l’Esposizione coloniale del 1931. Oppure, può bastare un’omonimia per evocare un eroe della Comune, deportato in Nuova Caledonia e inventore dello strip-tease. Uno studioso, Gianfranco Rubino, ha contato 20 citazioni storiche in quattro dei suoi più recenti romanzi. Eppure, sono anche gialli classici, e appassionanti. ”Il giallo risale sempre il corso degli avvenimenti. La prima pagina di un giallo è anche l’ultima. A partire dalle tracce l’investigatore restaura i tratti del personaggio essenziale, che è lo scomparso. come un omaggio alla vittima, la ricostruzione di tutto quello che ha lasciato di sensibile nello spirito di quelli che ha incrociato. Se si spinge il giallo all’isteria si trasforma il passato personale in storia collettiva. un gioco di specchi, trovare la parte di passato che il presente contiene. In Francia prevale oggi una letteratura dell’istante, un presente permanente e interscambiabile. lo stesso modo in cui operano la tv e le mode; tutto un sistema di cancellazione. Il mio giallo lotta contro questo, mostra gli strati di passato che questa ripetuta apparenza di presente racchiude, e le conseguenze, perché ci sono delle conseguenze [...] Passo molto tempo a osservare i miei simili. Cammino per strada, nelle città; adoro scoprirle. Ormai le città sono organizzate per il punto di vista del guidatore: per lo sguardo di un uomo seduto nella sua auto, una posizione da handicappato. Così, ho scoperto che andando in senso inverso si trova tutta una città precedente e diversa, vecchie insegne, pubblicità per pedoni. Per vedere le cose, il senso vietato è il buon senso. Lo scrittore deve sempre andare in senso vietato. Ecco perché anche il giallo è un genere politico. E la letteratura popolare non significa disimpegno”» (Daria Galateria, ”L’Espresso” 17/2/2005).