Varie, 11 febbraio 2005
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Fermor PatrickLeigh
• Londra (Gran Bretagna) 11 febbraio 1915, Dumbleton (Gran Bretagna) 10 giugno 2011. Scrittore • «[...] grande scrittore [...] di viaggi. [...] ha attraversato un secolo intero, il peggiore, uscendone sano come un pesce, senz’ombra di amarezza, e con una sovrana indifferenza per la politica [...] gentiluomo che ha traversato l’Europa a piedi, catturato generali nazisti e viaggiato ovunque per terra e per mare. “La vita di un uomo”, spiega, “è dove sono i suoi libri, e la mia biblioteca è in Grecia”. È lì che da mezzo secolo Fermor passa dieci mesi l’anno, alla fine del Peloponneso, verso Capo Matapan, terra cui ha dedicato il suo libro forse più bello, Mani, l’unico uscito in Italia, [...] con Adelphi. Si sente un matto o un saggio? “Un matto. Sicuramente. A scuola lo capirono subito. Ero un indomabile. Un professore scrisse di me: il soggetto è un misto di sofisticazione e audacia che mette in ansia per la sua influenza negativa sugli altri ragazzi. Se cerca di migliorare, è solo per paura di essere scoperto [...] Nacqui nel 1915 e mamma partì per l’India dove mio padre lavorava, lasciandomi qui a una famigliola di campagna. Pensava che la guerra sarebbe durata sei mesi, invece durò quattro anni e io crebbi per conto mio, con i bambini di paese. Quando lei tornò, rimasi allibito davanti a quella signora vestita così bene. E lei fu sconvolta di trovare un monello al posto di suo figlio [...] A scuola ero così indisciplinato che mi mettevano sempre alla porta. Allora mi affidarono a un tutor, con altri cinque-sei discoli. Un uomo straordinario. Imparai latino e greco, mi innamorai del mondo classico. Mia madre stessa era una grande lettrice, mi insegnò Shakespeare” [...] Cosa consiglia ai giovani che vogliono viaggiare? “Di andare a piedi e con poco bagaglio. Soprattutto di tenere un diario. Se non lo fai, dimentichi tante cose importanti che magari puoi approfondire dopo. E poi bisogna andare da soli. Serve a capire i luoghi, imparare la lingua, incontrare la gente. [...] amo la Romania. È gente meravigliosa. La natura intatta, i monasteri ortodossi [...] L’importante è non girare a caso. Bisogna avere una grande meta, anche se fai mille deviazioni. La mia meta mitica è sempre una: Costantinopoli. L’inevitabile punto d’arrivo di tutto” [...]» (Paolo Rumiz, “la Repubblica” 11/2/2005).