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 2005  febbraio 10 Giovedì calendario

Fiorina Carly

• (Cara Carleton Sneed) Austin (Stati Uniti) 6 settembre 1954. Manager. Ex ceo di Hewlett-Packard (1999-2005), nel 2010 vinse le primarie repubblicane per il seggio al Senato della California • «[...] studia a Stanford e, dopo aver frequentato la facoltà di legge, ottiene un master in business administration all’Università del Maryland. La passione per il management la porta al MIT di Boston, dove consegue un secondo master mentre lavora come segretaria, “receptionist” e persino insegnante di inglese in Italia, dove vive per qualche tempo in seguito al trasferimento del primo marito. Negli Anni 80 inizia la scalata al successo con una lunga permanenza in At&t, dove diventa vicedirettore, passando poi a Lucent Technologies e quindi alla Hewlett-Packard nel ruolo di amministratore delegato. È il 1999 e il comparto tecnologico, dopo anni di boom, sta per assistere a una delle fasi congiunturali più complicate della storia recente. Ma Super Carly tiene salde le redini del comando e nel 2002, in piena bolla Internet, conduce la fusione con Compaq Computer, un’operazione controversa che, se in un primo momento le concede gli onori del successo, in un secondo le costa l’incarico. Dopo una prima fase di buoni risultati, Hp inizia a collezionare risultati deludenti e Carly nel 2005 è costretta alle dimissioni. Nel corso di un’audizione dinanzi al Congresso sull’eccessivo ricorso all’outsourcing, dichiara: “Non c’è più nessun lavoro per il quale Dio garantisca la sopravvivenza e noi abbiamo il dovere di competere come nazione”. Abbandonato il mondo dell’impresa, inizia alcune collaborazioni con le università e consulenze con associazioni di categoria sino a quando in un’intervista al “Wall Street Journal” annuncia: “Sono pronta per la politica”. È il 2007 e i candidati alle presidenziali, a destra come a sinistra, iniziano a muovere i primi passi della campagna elettorale. Passano pochi giorni, Fiorina approda a Washington e frequenta per un anno gli ambienti repubblicani sino a quando arriva l’annuncio: “Fascino e marketing al servizio di John McCain” [...]» (Francesco Semprini, “La Stampa” 16/6/2008) • «Temuta e invidiata, contesa nelle conferenze internazionali e sempre sulle copertine dei settimanali economici […] simbolo della ascesa delle donne-manager nel capitalismo americano. […] Cara Carleton Sneed (Carly è un soprannome, Fiorina è il cognome del secondo marito) si era laureata in storia medioevale alla Stanford university e si era specializzata a Bologna, prima di imboccare la strada del business alla At&t e alla Lucent. Dotata di grinta e fiuto, bruciò rapidamente ogni tappa. E nel luglio 1999, in pieno boom della “new economy” le fu affidata la guida della Hp. Arrivò in California con molte idee e grande voglia di fare. Nel 2001 si lanciò nell´acquisizione della Compaq, nella speranza di creare un polo informatico in grado di rivaleggiare con Dell e Ibm. La conquista si rivelò più difficile del previsto. Walter Hewlett, figlio di William, uno dei due fondatori della società, cercò di bloccare l´operazione che considerava sbagliata. Alla fine Carly riuscì ad avere la meglio, ma a un costo molto alto: pagata 20 miliardi di dollari (in azioni), la Compaq non ha dato i risultati sperati. La Hp non è riuscita ad acquisire dimensioni sufficiente per competere con la Dell nei computer e ha perso terreno nelle stampanti, che le garantivano i maggiori margini di utile. […] Le quotazioni del titolo si sono dimezzate durante gli anni della Fiorina, anche per il tracollo della “new economy”. […] Dopo essere rimasta per sei anni al vertice della hit parade di “Fortune” delle cinquanta donne managers più potenti degli States, la Fiorina è stata sorpassata da Meg Whitman, amministratore delegato di eBay. Il malumore del consiglio di amministrazione della H-P è finito sulla prima pagina del “Wall Street Journal”, che ipotizzava un ridimensionamento delle funzioni della Fiorina. Ma lei, la supermanager, tendeva a minimizzare. […] si sbagliava: come dimostrato dal “licenziamento” […]» (Arturo Zampaglione, “la Repubblica” 10/2/2005) • «[…] Nel 1998 i manager della Hp, ingegneri in camicia a maniche corte abituati a discutere solo di tecnologia, faticarono a capire la rivoluzione Fiorina. Prima donna a guidare una società di quelle dimensioni, manager di cultura commerciale senza specifiche competenze in campo informatico (laureata in storia medievale e filosofia, ha preso un master in management quando già lavorava all’At&t), Carly Fiorina portò a Palo Alto i tailleur di Armani, lo stile di Dolce & Gabbana e una ferrea volontà di rivoltare la società. Quando vide la possibilità di acquisire la Compaq, “piccolo fiore”, come la chiamavano i compagni di lavoro traducendo il cognome italiano (in realtà mutuato dal marito, Frank Fiorina, un manager dell’At&t da tempo in pensione), lei non esitò a sfidare il vertice della società, in larga maggioranza contrario all’operazione. In assemblea si andò alla conta delle azioni e la Fiorina la spuntò per un soffio, grazie al ripensamento dell’ultimo minuto di uno dei principali azionisti, Deutsche Bank. […]» (Massimo Gaggi, “Corriere della Sera” 10/2/2005) • «Per intendersi, Carly Fiorina stava al mondo del business americano come Condoleezza Rice sta a quello della politica. [...] Quando voleva spiegare il suo concetto del business, Carly amava usare una parola rubata al vocabolario delle corride: querencia. È il luogo dell’arena dove il toro si sente più a suo agio, e dove torna quando le cose si mettono male. “Peggiore è la situazione - spiegava lei - e più lui diventa prevedibile, ritirandosi nel solito posto. Proprio nel momento in cui il toro avrebbe bisogno della massima creatività, per salvarsi la vita, si rifugia nelle abitudini e viene ucciso. Molte volte le compagnie fanno lo stesso”. Questa era l’idea con cui la Fiorina, Feeoreena secondo lo spelling fonetico degli americani, si era presentata nel 1999 alla Hp: scuoterla dalle vecchie abitudini. Una rivoluzione, per la compagnia fondata nel 1938 dagli ingegneri Bill Hewlett e David Packard dentro un garage. La Hp, infatti, era considerata la madre della Silicon Valley, ma col tempo si era trasformata nella nonna. Come il toro della corrida aveva trovato la sua querencia, cioè le stampanti, e si era lasciata infilzare da Ibm, Microsoft, Dell, Emc, in tutti gli altri settori vitali della rivoluzione digitale. L’azienda poi era dominata da una filosofia nota nell’ambiente come la “Hp way”, cioè il modo di fare flemmatico dei fondatori, che concentravano tutte le energie sulla qualità dei prodotti e poco o nulla sul marketing e i clienti; tutto sul benessere dei dipendenti e poco o nulla sulla prestazione. Carly voleva rovesciare il tavolo, con la sua “lingua d’argento e volontà di ferro”, come ha scritto “Business Week”. Quando incontrava i clienti non si limitava a prendere l’ordinazione, ma cercava di offrire anche le cose di cui non sapevano di avere bisogno. A chi comprava prodotti Hp chiedeva: “Quale problema non la fa dormire di notte?”. E una volta ricevuta la risposta, cercava di risolverlo per lui. Ma il perno della sua strategia è stato anche quello che alla fine l’ha infilzata. Nel 2002 Fiorina si era fissata di comprare l’azienda di computer Compaq, e come sempre aveva raggiunto l’obiettivo. Serviva a diversificare, a competere con la Dell e l’Ibm, ma soprattutto a scuotere la Hp con una trasfusione di sangue giovane. I profitti che aveva promesso, però, non sono mai arrivati, e quindi [...] il consiglio di amministrazione ha fatto fuori lei. Con l’aggiunta dell’insulto di Wall Street, dove al momento dell’annuncio le azioni della “nonna di Silicon Valley” sono balzate in avanti dell’11%, nella speranza che venga smembrata e venduta. Hp l’ha espulsa come un corpo estraneo, che in fondo era davvero. Carly è nata dal giudice Joseph Sneed e dalla moglie Madelon. Lui girava parecchio e lei aveva fatto le scuole in mezzo mondo, dal Ghana alla Gran Bretagna. All’università di Stanford si era laureata in storia medievale e filosofia, leggendo Aristotele in greco, mentre nel tempo libero faceva la segretaria alla Hp. Per accontentare il padre si era iscritta a legge, ma l’aveva mollata dopo un semestre: “Mi opprimeva tutta quell’enfasi sui precedenti”. Dire al papà che lasciava la giurisprudenza “è stata la cosa più difficile della mia vita, ma anche la grande opportunità di farne ciò che preferivo”. Era finita in Italia, a Bologna, per insegnare inglese e capire chi fosse. Al ritorno l’aveva assunta una compagnia finanziaria come centralinista, e tra una chiamata e l’altra lei aveva scoperto la sua vocazione: il business. Era tornata all’università del Maryland e al Mit per studiare economica, cominciando la carriera che l’avrebbe portata a diventare la prima donna leader di una delle 30 aziende nel paniere dell’indice Dow Jones. Prima la At&t, poi la Lucent, e poi la poltrona più alta della Hp. Intanto, svegliandosi ogni mattina alle 4 per lavorare, aveva trovato anche il tempo per sposare il vicepresidente della At&t Frank Fiorina, da cui ha preso il cognome, che è andato in pensione a 48 anni per starle vicino. Quando dominava il business americano, Carly citava Darwin per dire che “non sopravvive il più forte o il più intelligente, ma il più bravo ad adattarsi” [...]» (Paolo Mastrolilli, “La Stampa” 10/2/2005).