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 2005  febbraio 06 Domenica calendario

Un’amante segreta. Dal 1932 Eva divenne l’amante di Hitler. Ma un’amante che per il mondo non esisteva, che viveva nell’ombra

Un’amante segreta. Dal 1932 Eva divenne l’amante di Hitler. Ma un’amante che per il mondo non esisteva, che viveva nell’ombra. In quell’anno, forse uno dei più cruciali nella storia del nazismo, Hitler perse le elezioni presidenziali, le Sa e le Ss vennero messe al bando per breve tempo, ma alle elezioni di luglio quello nazionalsocialista divenne il primo partito del Reichstag e Hitler si avviava a conquistare il potere. I due si vedevano poco e di sfuggita; egli avrebbe avuto sempre pochi riguardi nei confronti di Eva. Ufficialmente un Führer non poteva avere una compagna di vita, doveva dedicare tutto se stesso al proprio popolo, la sua vita apparteneva alla Germania e non c’era spazio per una moglie. Albert Speer, l’architetto di corte del regime, riportò una frase di Hitler nelle sue memorie: «Gli uomini molto intelligenti devono prendersi una donna primitiva e stupida». Lo stesso Hoffmann ricordò come «per lui lei era solo un grazioso gingillo in cui, malgrado l’insignificanza e la fatuità delle sue vedute, o forse proprio per questo, trovava la distensione e il riposo di cui aveva bisogno... Ma mai, a parole, nell’aspetto o nei gesti, dimostrò in alcun modo nei suoi confronti un interesse più profondo». Anche lo storico Joachim Fest ha scritto: «A differenza di Geli Raubal, Eva Braun non era altro che la sua maitresse [...]. Era una ragazza semplice, normalmente attraente, dalle aspirazioni e dai pensieri abbastanza banali [...]». E tale la riteneva Hitler. Tanto che, al di fuori della sua ristretta cerchia, nessuno saprà dell’esistenza di Eva fino alla loro fine. Nelle varie dimore di Hitler, la donna non aveva completa libertà di movimento: solo in presenza di qualche vecchio collaboratore del partito le veniva concesso il permesso di restare con gli ospiti, altrimenti doveva allontanarsi dal luogo della riunione o dell’incontro. Un’immagine ufficiale con Hitler non la poteva avere. Non stupisce, date tutte queste circostanze, che Eva mostrasse «una grave immaturità psicologica» (Carlotti), ricordandosi anche della differenza di età tra i due (ventitre anni). Speer nelle sue memorie la descrisse come banale, «una donna per nulla interessante», e in un colloquio con lo storico Trevor-Roper dichiarò: «Eva Braun sarà una grande delusione per gli storici». Una relazione di questo tipo non poteva che essere avversata dai genitori di lei. Il padre, fino alla definitiva conquista del potere di Hitler, spinse perché la figlia si facesse sposare o, in caso contrario, tornasse subito a casa, lasciando definitivamente l’appartamento che Hitler aveva messo a disposizione sua e della sorella minore Gretl nell’autunno del 1937. Il signor Fritz Braun non aveva mai visto di buon occhio il rapporto tra la figlia e quello che, secondo lui, non era nient’altro che un imbecille che voleva riformare il mondo e che per giunta aveva soltanto 10 anni in meno di lui.