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 2005  febbraio 07 Lunedì calendario

STEPANEK Radek Karvina (Repubblica Ceca) 27 novembre 1978. Tennista. «[...] detto ”Steps” tanto per abbreviargli il cognome, è il campione della normalità col suo metro e 85 per 75 chili, [

STEPANEK Radek Karvina (Repubblica Ceca) 27 novembre 1978. Tennista. «[...] detto ”Steps” tanto per abbreviargli il cognome, è il campione della normalità col suo metro e 85 per 75 chili, [...] ha molto sofferto per emergere, e molto ringrazia i genitori: ”Hanno dato la loro vita per me, solo perché papà Vlastimil, che era un giocatore di club, era convinto che avessi qualche possibilità come tennista. E così da Karvina, il paesino industriale vicino al confine polacco dove sono nato, a 10 anni ci siamo trasferiti a Prerov dove c’era qualche struttura sportiva e dove sono cresciuto, con papà che m’ha seguito personalmente fino ai 15 anni”. Poi il ceco ha camminato da solo, fino a chiudere il 1999 al numero 162 del mondo, prima di andare a rotoli col suo tennis buono, ma non eccezionale, senza un colpo che si ricordi. ”A fine 2001 ero finito addirittura oltre il 600 della classifica, allora mi sono messo al telefono e ho chiesto aiuto a Petr Korda, il mio connazionale che nel 1998 aveva vinto gli Australian Open. E lui mi rispose che, se lo avessi ascoltato con attenzione e dedizione, agli Us Open sarei tornato fra i primi 70 e sarei entrato direttamente in tabellone. Al momento pensai: ’Questo tipo è pazzo’. Ma poi la sua scommessa si realizzò”. In realtà l’idolo vero di Radek il brutto anatroccolo, con labbra pronunciate, pochi capelli e faccia da povero, è Ivan Lendl, un altro ceco di tanto lavoro e pochi fronzoli. Che Stepanek ha conosciuto personalmente su un green di golf, con Korda, durante gli Us Open [...]: ”Che onore parlare con qualcuno che ha dato il 150% per il suo sport ed è arrivato al n ?1 e a tanti successi, ho ascoltato con attenzione tutto quello che mi diceva, piccole-grandi cose che mi sono ancora utili”. Fra questi trucchetti forse c’era anche l’atteggiamento in campo, che era antipatico in Ivan il terribile ed è odioso in Radek l’attaccante col moto perpetuo. ”Io uso le emozioni, altrimenti non potrei giocare. Perciò mi carico molto e se agli avversari non piace non so che farci, non mi sembra di fare qualcosa di scorretto, cerco solo il modo di dare il massimo. Ma se mi sbaglio che me lo dicano”. Bellissimo non è quando esulti e mostri il pugno all’avversario dopo un suo errore. Né, come ha sostenuto il clan di Karlovic, quando batti ritmicamente la racchetta in terra o tiri rumorosamente con le dita le corde durante la risposta. Ma sicuramente quello che più disturba è la versatilità tecnico-agonistica di Stepanek, capace di servire anche a 200 all’ora, di rispondere come un buon doppista (non a caso nel 2002 è stato anche finalista con Novak agli Us Open) e di tenere lo scambio da fondo, ma soprattutto di chiudere molte volée [...] ”Io sono un giocatore per tutte le superfici, a fine 2004 avevo vinto di più sulla terra che sul veloce, la superficie che preferisco. [...]» (Vincenzo Martucci, ”La Gazzetta dello Sport” 6/2/2005).