Michela Tamburrino, La Stampa 2/2/2005, pag. 13., 2 febbraio 2005
Bob Marley piace a destra e a sinistra. Ignazio La Russa (Alleanza nazionale) non condivide la persona: «Ma la sua musica è giusta, coinvolgente, il reggae mi piace
Bob Marley piace a destra e a sinistra. Ignazio La Russa (Alleanza nazionale) non condivide la persona: «Ma la sua musica è giusta, coinvolgente, il reggae mi piace. E non capisco perché abbia spinto allo spinello, già il suo ritmo ti sballa, meglio di una canna». Secondo Fausto Bertinotti (Rifondazione comunista), che ha conosciuto il reggae tramite il figlio Duccio (che ha un negozio a Roma e uno in Giamaica completamente dedicato al cantante) «Marley ha accompagnato l’ingresso di una generazione nel mondo. La musica di una terra e di un popolo che ha saputo parlare il linguaggio universale della liberazione, esplorando radici profonde e costruendo miti. Per questo il cantante profetico continua a vivere nel nostro tempo». E se Oliviero Diliberto (Comunisti italiani) riconosce in quella musica «uno spartiacque con l’era moderna», i concerti «una sveglia forte quanto un pugno nello stomaco», Bobo Craxi (Nuovo Psi) ne fa un fatto d’amore: «Sono un appassionato perché Marley era molto apprezzato da mio padre Bettino. Metteva i suoi dischi quando ero piccolo e io sono cresciuto con quei ritmi. Mi ricordo il concerto dell’81 a Milano, stadio di San Siro, ottantamila persone, in una nuvola di marijuana. Marley era un grande innovatore, faceva coincidere spiritualità e messaggio iconoclasta. Non ha inventato il reggae ma ha fuso le sue anime, spiritual e musica africana; è in questo mix la sua modernità. Resterà, oltre il rock».