Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  gennaio 30 Domenica calendario

Galateo e abitudini. A tavola si sedevano solo i provinciali, i rozzi e chi era così raffinato da permettersi il lusso dell’anticonformismo

Galateo e abitudini. A tavola si sedevano solo i provinciali, i rozzi e chi era così raffinato da permettersi il lusso dell’anticonformismo. Il bon ton infatti ordinava di cenare stando (scomodamente) sdraiati su un fianco. Si può persino pensare che mangiare sul triclinium non fosse proprio un’usanza amata da tutti i romani se è vero (come sembra) che Catone l’Uticense raccolse una grande stima dai suoi concittadini dopo avere dichiarato che avrebbe mangiato seduto finché non fosse riuscito a ribaltare la tirannia di Cesare. Infine rutti e peti erano tranquillamente ammessi. « l’ultima parola della saggezza», commentava Cicerone, anche se ora queste parole sembrano più un detto da osteria che la chiosa di un colto letterato. Per quanto riguarda il vitto, lo abbiamo già detto, cambiava molto a seconda delle classi sociali. I soldati per esempio seguivano una dieta sana: ogni giorno avevano diritto a quasi un chilo e mezzo di pane, all’equivalente di una bottiglia di vinaccio, a ortaggi e a legumi. Completavano il pasto, se ci riuscivano, con un po’ di selvaggina e fichi. La dieta dei contadini era simile, mentre chi abitava in città consumava molto pesce. In ogni caso tutti tendevano a mangiare meglio che potevano. Gli dei, dopo averli obbligati a magiare per sopravvivere, si facevano perdonare invitandoli a tavola con l’appetito e ricompensandoli col gusto, dunque il piacere della buona tavola non era un torto per nessuno. In ogni caso ci sarebbe stata di sicuro una rivoluzione se fosse stato imposto loro, come accadeva a Sparta, di mangiare in tavolate comuni sempre lo stesso piatto, il terribile ”brodetto nero” specialità del posto. Si trattava di un intruglio caldo di sangue, vino, grasso, cereali e carne. Dionisio il Vecchio, tiranno di Siracusa, che l’aveva assaggiato, aveva chiesto indignato: «Come si può mangiare un simile orrore?» «Condito con fame stanchezza e sete», gli avevano risposto distrattamente i commensali, continuando a trangugiare la broda.