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 2005  febbraio 01 Martedì calendario

DiGiammatteo Fernaldo

• Nato a Torino il 15 novembre 1922, morto a Bologna il 30 gennaio 2005. Giornalista. «[...] critico e storico del cinema, cinema al quale aveva dedicato tutta la sua vita con sguardo lucido e appassionato. [...] aveva cominciato la carriera giornalistica, nell’immediato dopoguerra, alla ”Gazzetta del Popolo”, per poi passare a ”La Stampa”. Trasferitosi a Roma alla metà degli Anni Cinquanta, fondò e diresse il ”Filmlexicon degli autori e delle opere”. Fu tra i primi a portare il cinema in televisione curando tra l’altro i programmi Ritratto d’attore e Cinelandia. Fu vicepresidente del Centro Sperimentale di Cinematografia dal 1968 al 1974 (presidenza di Roberto Rossellini) - periodo durante il quale diresse la serie monografica della rivista Bianco e Nero - e per due volte membro della commissione di selezione della Mostra del Cinema di Venezia, durante la gestione di Luigi Chiarini. Nel 1974 fondò la collana di monografie Il Castoro cinema, dirigendola fino al 2000. Negli anni ’80 fu direttore della Mediateca Regionale Toscana. Nell’anno accademico 2001-2002 aveva tenuto il corso di Teoria e Tecnica del linguaggio cinematografico presso l’Università di Modena e Reggio Emilia e dirigeva, dal 2002, la collana ”Il cinema e le idee”. [...]» (’Il Messaggero” 31/1/2005). «[...] la sua creatura più nota e amata resta la collana ”Il Castoro cinema”. Nacque nel 1974 con l’Antonioni di Giorgio Tinazzi, per i tipi della Nuova Italia. Per anni, Di Giammatteo, burbero e attento, diresse la pattuglia di quadernetti bianchi dalla grafica essenziale. Quando i libri di cinema erano spesso una gioiosa congerie di boiate e scimmiottature di imprecisati semiologismi, i ”castorini” si stagliavano, al contrario, per chiarezza, precisione, dettagliate filmografie. Tutti gli studiosi, dagli universitari agli scapigliati e maniacali cinéphiles, venivano arruolati nell’impresa, accontentandosi della gloria e di compensi, programmaticamente, simbolici. Gli aspiranti critici (molti sono poi diventati famosi) inondavano di proposte il ”direttore” e aspettavano con ansia la telefonata o la lettera del contratto. Quando l’opera entrava in gestazione, Fernaldo sottoponeva i testi a un severo editing, con la stessa operosità e intelligenza che i simpatici animali pelosi del marchio editoriale impiegano nelle loro dighe acquatiche. All’inizio degli anni Novanta Il Castoro diventò casa editrice indipendente, e di Giammatteo restò il curatore a sottolineare la continuità dell’impresa. In quella biblioteca, la più ricca d’Italia e certamente una delle più ricche al mondo, l’alto e il basso si sono mescolati, senza ostracismi né strambe patenti di genialità. Da Fellini a Ken Loach, da Griffith a Mattoli, da Abel Ferrara a Dreyer. Certo, alcuni registi ancora mancano. Altri hanno aspettato più di quanto meritassero prima di trasformarsi in volumetto. Ma non importa. Il catologo rispecchia la personalità, il carattere, il valore di questo grande studioso che sapeva essere chiaro, curioso, e generoso al tempo stesso» (Bruno Ventavoli, ”La Stampa” 31/1/2005).