L’Indipendente, 23/01/2005, 23 gennaio 2005
La profezia di Franceschiello. Anche Milano aveva un suo campo di prigionia. Così scriveva Cavour al luogotenente Farini: «Ho pregato La Marmora di visitare lui stesso i prigionieri napoletani che sono a Milano», ammettendo l’esistenza di un altro campo di prigionia lì situato per ospitare soldati napoletani
La profezia di Franceschiello. Anche Milano aveva un suo campo di prigionia. Così scriveva Cavour al luogotenente Farini: «Ho pregato La Marmora di visitare lui stesso i prigionieri napoletani che sono a Milano», ammettendo l’esistenza di un altro campo di prigionia lì situato per ospitare soldati napoletani. Questa la risposta di La Marmora: «Non ti devo lasciar ignorare che i prigionieri napoletani dimostrano un pessimo spirito. Su 1600 che si trovano a Milano non arriveranno a 100 quelli che acconsentono a prendere servizio. Sono tutti coperti di rogna e di verminia... e quel che è più dimostrano avversione a prendere da noi servizio. Jeri a taluni che con arroganza pretendevano aver il diritto di andare a casa perché non volevano prestare un nuovo giuramento, avendo giurato fedeltà a Francesco Secondo, gli rinfacciai altamente che per il loro Re erano scappati, e ora per la Patria comune, e per il Re eletto si rifiutavano a servire, che erano un branco di carogne che avessimo trovato modo di metterli alla ragione. I giovani forse potremo utilizzarli, ma i vecchi, e son molti, bisogna disfarsene al più presto». Sulla Gazzetta di Gaeta che riprendeva alcune notizie della Gazzetta di Milano si leggeva: «Quei poveri soldati sono abbandonati sulla paglia in corridoi aperti ad ogni vento, nei loro abiti d’estate, senza avere di coprirsi e sfamarsi. Fu loro conceduto una misera coperta, in cui si sono avvolti giorno e notte per ripararsi dal freddo in un paese ove il clima è così diverso dal loro natio». Nel 1862 la situazione per il governo italiano era di difficile gestione. Tentò di trovare una soluzione finale al problema dei prigionieri. Trattò con il governo portoghese la concessione di un’isola disabitata dell’Oceano Atlantico per poterli relegare lì, così come l’Inghilterra aveva fatto in Australia. La richiesta fu rifiutata. Ci riprovò anni dopo con il governo argentino. Nulla da fare. L’emigrazione, che da lì a poco avrebbe visto il Sud grande protagonista, in parte risolse il problema in modo ”naturale”. Ma questa è un’altra storia ancora. L’Italia, dunque, era fatta. Più o meno. O forse di Italie ce n’erano e ce ne saranno sempre due, almeno. Con passato diverso, cultura diversa e storie diverse. Di sicuro, che la si veda in un modo oppure nell’altro, aveva ragione Francesco II, «Franceschiello», quando, salpando per Gaeta il 6 settembre 1860, aveva profetizzato «ai napoletani rimarranno solo gli occhi per piangere».