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 2005  gennaio 31 Lunedì calendario

RECCHIA

RECCHIA Lucia Rovereto (Trento) 8 gennaio 1980. Sciatrice. Medaglia d’argento nel SuperG ai mondiali 2005 • «Non sapeva volare alto, la lunga e magra Lucia Recchia [...] come dicono gli strizzacervelli di quelli che non hanno consapevolezza dei propri mezzi. Ma sapeva scendere veloce come un lampo, giù per le piste. In allenamento. In gara, un po’ meno. Poi un giorno le hanno detto di Beppe Vercelli, lo psicologo torinese che segue Giorgio Rocca. Lui l’ha sbloccata. Le ha fatto saltare le trincee mentali che la frenavano in corsa. Ed è arrivato l’argento mondiale [...] Sembra una ragazza quieta. Macché: è la monella della squadra. Una gianburrasca. Combina scherzi a ripetizione: ”La mia vittima preferita è Daniela Ceccarelli”. [...] Ha imparato da papà Giuseppe, professore di lingue [...]. Lui le ha trasmesso il virus della neve: ”Mi portava nello zaino, a sciare con lui: la prima volta che ho messo gli sci avevo tre anni. Dalla finestra di casa, a Teodone, una frazione di Brunico, vedevo la pista e i ragazzi che ci correvano. Puntavo il binocolo, inquadravo sempre un istruttore, Hans Jorg Plankensteiner. A undici anni vinco la timidezza, lo avvicino e gli chiedo: voglio imparare a fare le gare. Lui mi dice: jawohl”. Poche settimane, e già vince la prima corsa della vita: ”La gara del pacchettino: ogni partecipante portava un regalino e lo nascondeva dentro un involucro di carta. Chi vinceva sceglieva per primo: sempre il più grande”. Lucia nasce per caso a Rovereto perché lì sta il medico di mamma Renata, campionessa del Triveneto nei 100 ostacoli. Un tumore se la porterà via nel 1986 [...] Anche Kristian Ghedina perse la madre da piccino e la pensa sempre, è la sua angoscia. [...] il fratello maggiore, due anni più di lei, ”un geniaccio”. Frequenta il master di relazioni internazionali ad Harvard, è specializzato in tradizioni e culture dei Paesi emergenti, ”è stato in Libano, in Giordania per la Fao”. E lei? Prima il liceo classico. Dopo? ”Sciologia” [...]» (Leonardo Coen, ”la Repubblica” 31/1/2005). «Quando papà Giuseppe per la prima volta infilò quel fagotto nello zaino per farle provare l’ebbrezza dello sci e del vento in faccia, non pensava certo di portare sulle spalle il dolce peso di una futura vicecampionessa del mondo. Lucia Recchia aveva 2 anni e, nemmeno 12 mesi dopo, quando le regalò il primo paio di sci, papà poteva pensare che quel vento in faccia sarebbe stato la vita della sua Lussy. Essere figli di un professore di lingue indirizza certo verso altre strade. [...] Dopo la gara del pacchettino Lucia ne ha fatta di strada con gli sci ai piedi. Quasi sempre in salita, però. A indirizzarla alla velocità sono stati i problemi alle ginocchia. Era una slalomista-gigantista, ma a 15 anni dovette lasciare lo sci per due stagioni. ”Prima la crescita eccessiva mi portò a un intervento chirurgico alle cartilagini, poi mi ruppi un legamento crociato. Quando ripresi avevo troppo male per fare slalom, così passai alla velocità”. [...] Una brava sciatrice e un’ottima studentessa, capace di ottenere la maturità classica con 93/100, un voto quasi impossibile per un studentessa part- time. [...] la carriera ha rischiato di chiuderla diverse volte. La sua seconda gara di coppa del Mondo, una discesa a Veysonnaz, nel Vallese, la concluse su un toboga di soccorso con una commozione cerebrale, la prima di quattro. ”Ma feci prendere a tutti una paura terribile nell’estate del 2001, durante gli allenamenti a Las Lenas, in Argentina. Scendevo sciolta alla fine della ricognizione e i miei sci si incrociarono: mi risvegliai in ospedale. Poi ancora l’anno successivo della stessa località, caddi dopo un salto, sempre lo stesso ospedale”. Ancora nel 2002 si procurò una ferita all’orbita oculare durante le finali di coppa del Mondo, provocata da una ginocchiata nella ricaduta da un salto che la portò anche a un intervento chirurgico a un occhio all’ospedale di Salisburgo. Quindi Cortina 2003 (due pollici fratturati) e i Mondiali di St. Moritz dello stesso anno, quando rimase esanime in pista gelando il sangue di tutti. [...] Brava e generosa, ma i risultati non arrivavano”. [...]» (Pierangelo Molinaro, ”La Gazzetta dello Sport” 31/1/2005).