Varie, 31 gennaio 2005
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MO YAN Gaomi (Cina) 5 marzo 1956. Scrittore. Autore di Sorgo rosso, opera dalla quale è stato tratto il film omonimo di Zhang Yimou
MO YAN Gaomi (Cina) 5 marzo 1956. Scrittore. Autore di Sorgo rosso, opera dalla quale è stato tratto il film omonimo di Zhang Yimou. «[...] ex ufficiale dell’esercito popolare di liberazione acclamato dalla critica come il maggior scrittore cinese contemporaneo [...]» (’La Stampa” 30/1/2005). «[...] vive a Pechino, è considerato il più grande scrittore cinese, e i suoi libri sono stati tradotti in decine di lingue. Autore di romanzi di successo, come Grande seno, fianchi larghi e di sceneggiature di film come Addio mia concubina, ha raggiunto la fama internazionale con Sorgo rosso, da cui il regista Zhang Yimou, nel 1987 ha tratto l’omonima pellicola vincitrice dell’Orso d’oro al Festival di Berlino. [...] cantore della Cina antica, qualche volta nostalgico di quella rurale, e in ogni caso narratore del paese che sta cambiando velocemente [...] Quanto c’è di autobiografico nei suoi romanzi? ”In tutti i miei romanzi c’è la mia vita . Non è detto però che le cose scritte siano state vissute da me in prima persona. Qualche volta ho usato le esperienze di miei parenti. Mi sono ispirato ai loro racconti e alla loro vita. Poi ho aggiunto le mie immaginazioni personali per costruire una storia [...] Spesso i miei romanzi sono legati a un ambiente concreto, al villaggio Gaomi nel Nord-est: un concetto letterario e geografico. Io sono nato in quel villaggio. In realtà, mentre scrivo i miei libri, spero che questo paesino possa diventare una miniatura e una metafora della storia contemporanea cinese. Sono infatti convinto che ogni autore, mentre descrive il proprio paese natale, stia esprimendo in modo indiretto un mondo più ampio. Il mio Gaomi è un posto piccolo, ma attraverso questo piccolo posto, racconto ai lettori una società più ampia [...]» (Francesco Conversano e Nene Grignaffini, ”L’Espresso” 26/5/2005). «Ha una faccia larga, gioviale, potremmo dire contadina ma è fisiognomica da strapazzo. Certo è che non ha niente dell’intellettuale ascetico secondo un’iconografia universale, anche questa però da strapazzo. Ad ogni modo è nato contadino, da bambino, negli anni Sessanta ha fatto il guardiano di capre e pecore. E poi, all’improvviso, ha sentito che, figlio della solitudine e della fame, gli era sbocciato in testa un fiore di irrefrenabile fantasia e di voglia di raccontare. E ora sono più di vent’anni che racconta storie reali e magiche, per questo lo hanno paragonato agli scrittori latino americani, a Garcia Marquez, il maestro del realismo magico, e anche a William Faulkner. Altri critici lo giudicano, invece, come il massimo esponente della corrente letteraria cinese della ”ricerca delle radici”. Sente in un certo modo affini questi due scrittori stranieri ? E dove va a cercare le sue radici? ”Marquez e Faulkner sono come due fornaci incandescenti mentre io sono un pezzo di ghiaccio. Mi sono detto: via, scappa via, altrimenti ti sciogli! Così ho cercato di creare un mondo mio, un campicello che continuo a zappare. Penso che se non dissodo in profondità la terra dove sono nato e cresciuto, non avrò mai radici robuste”. Fuma una sigaretta dopo l’altra e ama anche bere, vino di sorgo, cinese, e vino d’uva, piemontese. […] ”Io penso che la letteratura deve presentare la realtà di un dato paese. Ora c’è la modernizzazione, e va bene, a Pechino abbiamo i grattacieli, prima si viveva nella miseria, nessuno stava bene, né gli operai , né i contadini, né i soldati, ora c’è chi sta meglio, qualcuno sta meglio. Ma se la cultura muore, come si può stare meglio? Così posso dire che sono pessimista, nelle campagne la gente è ancora molto povera, tutti pensano a cose materiali. Certo, rispetto a cinquant’anni fa c’è stato un cambiamento ma cambiare non è sempre migliorare, il che non significa che io voglia tornare indietro, no. Ma senza cultura la gente avvizzisce. E che si può fare? Io penso che non si può andare avanti così”» (Renata Pisu, ”la Repubblica” 5/8/2002).