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 2005  gennaio 29 Sabato calendario

Saville Jenny

• Nata a Cambridge (Gran Bretagna) nel 1970. Pittore. «[...] Nature morte, dettagli fisici, corpi-oggetto in offerta sacrificale, sconcertanti testimonianze di un’attualità che ispira solo macelleria. Grandi tele gocciolanti colore e pittura data per grosse pennellate [...] enormi, debordanti, ammassi di carne - animale o umana poco importa - oppure volti dalle fattezze stravolte, ”cavie” per esperimenti di chirurgia plastica. Inglese, classe 1970, studi presso la Glasgow School of Art e passate frequentazioni di molti degli esponenti della Yba, quelli che esplosero con la mostra Sensation [...] ha uno studio a Londra e uno a Palermo. ”Ho scelto questa città italiana - dice - perché è permeata da un senso di morte, da una consapevolezza straordinaria... Quando vai a comprare la carne vedi carcasse dappertutto, interiora di animali esposte....”. Per dipingere, lei usa spesso come materiale ”bruto” la fotografia. Le serve come database, luogo d’immaginario da cui carpire informazioni per poi procedere verso le sue trasformazioni. Prima fra tutte, quella che vede mutare la carne in colore per giungere alle patologie cromatiche che caratterizzano la sua arte. Scrutare la fisicità dal di dentro, in fondo, non deve essere così facile. Bisogna sapersi ibridare con l’oggetto studiato, entrare in sintonia, anche dal punto di vista biografico e organico. Spesso, Jenny Saville usa come materia se stessa e i suoi ritratti. Corpi obesi, degenerati, che fuoriescono dal quadro stesso, quasi trasudando materia. E i banchi delle macellerie tanto per esercitarsi su varie anatomie possibili. La crudeltà del verismo di Saville non è immune da un certo fare scandalistico che l’artista condivide con gli altri suoi colleghi inglesi della scuderia Saatchi. Nei primi anni Novanta raccontarono l’indicibile, usando i medesimi mezzi che avevano messo fuori gioco la pittura e l’arte tout court: la spettacolarizzazione in stile televisivo di un privato - ma anche un collettivo - abominevole. Per scuotere bisognava esagerare. Allora sembravano dei cattivi ragazzi/ragazze. Oggi, la forza della loro trasgressione è sbiadita e a confronto di ciò che accade e passa nei tg, somigliano a degli ingenui scolaretti, pronti all’ennesima marachella d’autore» (Arianna Di Genova, ”il manifesto” 28/1/2005).