Varie, 27 gennaio 2005
FALORNI
FALORNI Luigi Firenze 1971. Regista. Nomination all’Oscar 2004 per il documentario la storia del cammello che piange • «[...] La sua storia sembra la favola del giovane povero colpito da improvvisa notorietà, in realtà è la storia di un appassionato di cinema che, racconta, ”a 24 anni ho lasciato la famiglia e sono andato a studiare prima a Londra poi a Parigi, senza trovare un punto fermo finché, incontrando Cinzia Th. Torrini, mi ha parlato della scuola di Monaco. Ci sono andato e ci sono rimasto. I primi tempi non sono stati facili, ho fatto i soliti mille lavori per mantenermi. La svolta è arrivata con il mio primo documentario , Fools and heores, la storia vera di due amici americani che nella seconda guerra mondiale finiscono uno in guerra come pilota, l’altro rinchiuso perché pacifista. Lo ha preso la tv bavarese e da lì ho cominciato a collaborare con la televisione [...] Una compagna di studi, Byambasuren Davaa, mongola, nata a Ulan Bator ma di origine contadina, mi ha parlato del rituale della musica e abbiamo pensato di svilupparla. diventato il nostro film di laurea, finanziato dalla tv bavarese e in piccola parte dalla scuola di cinema di Monaco. Il film è andato in molti festival ed è uscito in quasi tutti i paesi europei, in Germania ha avuto quasi due milioni e mezzo di spettatori. [...] Abbiamo girato per due mesi nel deserto del Gobi, un’esperienza affascinante ma dura, il deserto è bello per un turista, ma girare un film è molto difficile, le condizioni ambientali sono proibitive. In compenso la gente ci ha accolto a braccia aperte, con un calore e un’ospitalità commovente, hanno capito che volevamo cercare lo spirito della loro cultura, andare oltre il kitsch dei colori e delle suggestioni della vita nomade. E l’essenza della civiltà mongolo è nella solidarietà e nella tenacia, nel desiderio di non arrendersi mai e lottare tutti insieme per un figlio, per un amico, per chiunque abbia bisogno di aiuto. Per esempio, durante le riprese, la famiglia che avevamo scelto era impegnata con noi e tutto il villaggio si è mobilitato per accudire gli animali con grande generosità [...] Accanto alla vicenda del cammellino ripudiato c´è il viaggio dei due bambini, 7 e 12 anni, che la famiglia manda nel villaggio più grande a cercare il musicista per il rito. Un viaggio sul cammello che li porta a scoprire la modernità, lo stupore delle vetrine illuminate, della tv che non avevano mai visto [...] abbiamo rispettato la lentezza del vivere nel deserto, l’avvicendarsi quieto dei suoni e delle luci. Poi, pur nella diversità di una cultura così lontana, c’è un elemento comune a tutte le civiltà, ed è la nostalgia per un vivere diverso, senza affanni né frenesie, un vivere in cui la solidarietà e il bene comune prevalevano su tutto. Io sono cresciuto nel Mugello, e ricordo il senso di comunità, la possibilità di non sentirsi soli nella gioia né nel dolore che c’era fino agli anni Settanta. Oggi anche in campagna vince l’individualismo» (Maria Pia Fusco, ”la Repubblica” 27/1/2005).