Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2005  gennaio 27 Giovedì calendario

Behrami Valon

• Kosovca Mitrovika (Serbia) 19 aprile 1985. Calciatore. Dal 2011 alla Fiorentina. Ha giocato anche con Genoa, Verona, Lazio. «“Non sono io quello che cambia le partite [...] Lo dico per averlo provato. Non sono quello che entra a freddo e t’inventa la giocata. A Genova ho sofferto molto proprio per questo impiego part-time [...] Sono un quantitativo, uno che macina gioco, che sa andare sulla fascia, che corre e che lotta: questo posso garantire. Ma fantasista, in senso letterale, proprio no. [...]” [...] ha cominciato con l’atletica e si sente prima di tutto un atleta [...] “Tre anni al Chiasso e tre al Lugano, in Svizzera. Poi il Lugano è fallito e lì in Svizzera non è come in Italia, vai fuori anche a metà campionato se i conti non sono in regola. È stata una piccola fortuna, perché col cartellino gratuito si è presentato il Genoa e il mio sogno di giocare in Italia si è avverato. Avevo appena avuto l’opportunità di giocare, bene, quattro partite nell’Under 18 svizzera, mi hanno notato e mi hanno portato qui: all’inizio tutto bene con Donadoni e poi con De Canio, poi sono venuti i mesi difficili. Mi hanno prestato al Verona, dove il tecnico Ficcadenti mi ha restituito voglia e fiducia. La mia vita, quella della mia famiglia non è stata d’altra parte una vita facile...”. Era un bambino, Valon, quando il papà Ragip e la mamma Halime hanno dovuto lasciare Kosovska Mitrovica, il Kossovo: “Avevo quattro anni e si cominciava ad avvertire l’aria di un conflitto imminente. La nostra è una famiglia numerosa, qualcuno doveva partire per poi sostenere economicamente gli altri che erano rimasti in patria. Mio padre ha cominciato da operaio, ora fa l’autotrasportatore. Mia madre andava a servizio, sono orgoglioso di averla riportata a casa, ora sono io a sostenerla col mio lavoro. [...] Noi siamo musulmani, ma non osservanti, neanche i miei. Non è per motivi religiosi che abbiamo dovuto lasciare il nostro Paese” [...] ha tre passaporti: svizzero, albanese, serbo. [...]» (Vincenzo Cerracchio, “Il Messaggero” 8/8/2005). «Esterno destro [...] Detto “Vola Vola” o, confidenzialmente, “Bera”. [...] zampettava con la maglia del Lugano, si diceva: andrà a Liverpool, Arsenal, Chievo, o Inter? Macchè. Andò al Genoa e subito dichiarò: “Donadoni (all’epoca allenatore rossoblu, ndr) è sempre stato un mio idolo. Gioco dove giocava lui, sulla fascia destra”. Ecco. Il ragazzo è furbo. O ha dei procuratori furbi. Certamente ha un buon parrucchiere, pratico di meches, e un aspetto da popstar che lo aiuta: le ragazze ne vanno pazze. Nel tempo libero coltiva una passione per la musica: pare abbia inciso qualcosina con Tony J. Gren, dj techno di Chiasso suo amico. Per giocare, gioca. [...] I tifosi gialloblù lo hanno [...] insignito del titolo di “Mastino del Bentegodi” e lui ringrazia. [...] Si dice sempre che nel calcio non esistono più le bandiere. Mica tanto vero. “Non vestirei mai la maglia serba. Per quella maledetta guerra”, ha spiegato. [...] vuole l’’Albania, coi suoi amici Bogdani e Shala (kosovaro anche lui, gioca nella Salernitana), con Tare e Myrtai. “Un esempio di vero albanese” [...]» (Alberto Piccinini, “il manifesto” 26/1/2005).