L’Indipendente, 16/01/2005, 16 gennaio 2005
Patrimonio dell’umanità. Nel corso degli anni, il laboratorio godette di un prestigio scientifico crescente
Patrimonio dell’umanità. Nel corso degli anni, il laboratorio godette di un prestigio scientifico crescente. Negli anni Settanta ogni scienziato arrivò a avere a disposizione per i propri esperimenti un cadavere, che trovava posto nelle bianche sale del sepolcro. «Questi corpi riposano in campane di vetro nel bagno di balsamo. I loro capelli fluttuano come alghe», riporta Zbarskij. Nel corso degli anni Lenin ebbe anche il privilegio dell’attenzione di assassini e squilibrati. Mitrofan Nikitin tentò, nel 1934, di sparargli addosso, ma non ebbe il tempo di fare fuoco. Più fortuna ebbe l’anonimo che, nel 1959, riuscì a prendere a martellate il vetro del sarcofago. L’anno dopo, Lenin fu preso a calci e ferito al sopracciglio destro da un certo Mihalilov. Seguirono, un ordigno esplosivo, una bomba molotov e un pignone di ferro. Ma ne uscì sempre in buone condizioni. sopravvissuto anche al 1989, alla dissoluzione dell’Unione Sovietica e al comunismo. un fatto, però, che, da quando le bandiere rosse sono passate di moda, la sua posizione si è fatta quantomai delicata. Il primo a pensare che era il caso di sfrattarlo dal Mausoleo e mandarlo sottoterra è stato Boris Eltsin, che, nel pieno delle sue funzioni coronariche, appena dopo essere salito sul carro armato del vincitore, riuscì però solo a togliergli il picchetto d’onore. Tramontato il Corvo Bianco, la questione è nelle mani di Vladimir Putin, che, per non fare dispetto a nessuno, temporeggia. Tanto non paga lui. Ridotto il contributo statale dell’80 per cento, negli anni Novanta, a finanziare la costosa macchina per l’eternità del compagno Il’ic sono, infatti, i nuovi ricchi. Mafiosi e affaristi, che, morti solitamente ammazzati, per il giorno del loro funerale esigono una rassettata. Per il laboratorio era venuto il momento di trasformarsi in Ritual Service. Si offre al morto la restituzione del colore della pelle, delle mani e del viso, il ripristino della flessibilità di braccia e collo. «Le tariffe», racconta Il’ja, «oscillano dai 1500 dollari nel caso di una testa che non sia stata colpita da pallottole ai 10mila per ricomporre le parti di un corpo dilaniato da una bomba». E si vendono anche feretri. Si va dai 5000 dollari di quello in legno ai 20mila per un sarcofago in cristallo russo. Il suo nome è Al Capone, ha otto lati e la forma di una croce cattolica. Così sostenuto e con uno ordine di sfratto che pende come una spada di Damocle, è un miracolo se il compagno Lenin festeggerà sulla Terra il centenario della morte. Nel frattempo, al pari del Colosseo e dei sassi di Matera si gode il privilegio di essere un reperto archeologico di tutto rispetto, inquilino di quel Mausoleo che dal 1990 è stato dichiarato, con il Cremlino e la piazza Rossa di Mosca, patrimonio dell’umanità dall’Unesco.