L’Indipendente, 09/01/2005, 9 gennaio 2005
In Europa. In Inghilterra Giacomo I, fanatico avversario del tabacco, aveva pubblicato nel 1604 un libretto, Influenza perniciosa del tabacco, in cui la definiva «un’usanza disgustosa alla vista, esecrabile all’olfatto, dannosa al cervello, nociva ai polmoni»
In Europa. In Inghilterra Giacomo I, fanatico avversario del tabacco, aveva pubblicato nel 1604 un libretto, Influenza perniciosa del tabacco, in cui la definiva «un’usanza disgustosa alla vista, esecrabile all’olfatto, dannosa al cervello, nociva ai polmoni». D’altra parte, però, avendo un estremo bisogno di entrate ne ridurrà le tasse d’importazione e quando il figlio Carlo I gli succederà al trono nel 1625 creerà il monopolio di Stato. I visitatori stranieri avevano l’impressione che gli inglesi fumassero ovunque e in nessun luogo più che a teatro. Le commedie stesse abbondavano di riferimenti al tabacco. Cristiano IV, re di Danimarca e cognato di Giacomo I, quando gli chiesero se avesse mai fatto uso della ”malerba della follia”, rispose di avere sempre prestato molta attenzione agli avvertimenti di come il fumo faccia impazzire la gente ostruendo cervello e polmoni fino a fare scoppiare le arterie. I nostri vicini svizzeri fino alla prima metà del XVII secolo furono grandi antitabagisti. Pesanti ammende, la prigione o la gogna erano previste per chi veniva sorpreso a fumare in pubblico. Nel 1661 fu promulgato dal senato di Berna un decalogo in cui si affermava chiaramente che fumare era un peccato mortale e nel 1675 veniva istituito un tribunale speciale, la camera del tabacco, per giudicarne i relativi delitti. Il vizio del fumo dall’Olanda passò alla Germania: i tedeschi divennero accaniti fumatori, e a nulla valsero i divieti imposti nei vari principati a esclusione della Moscovita dove la punizione inflitta consisteva in pubbliche bastonate, taglio del naso e, in caso di recidiva, alla condanna a morte. Poi nel 1645 la prospettiva di possibili rendite portò anche qui a legittimare il tabacco come monopolio di Stato. Se oggi stupisce che in alcune zone degli Stati Uniti sia vietato fumare all’aperto, si pensi che nella prima metà dell’Ottocento gli austriaci fumavano solo in casa loro o in determinati caffè. Fino al 1848 era vietato, infatti, farlo per strada. Si legge in un avviso del 7 Aprile 1831: « d’ora in poi vietato fumare tabacco nei luoghi pubblici, nelle vie, nei viali e sulle piazze di Vienna. Abbiamo purtroppo constatato che i misfatti compiuti dai fumatori di tabacco nella nostra città sono sempre più numerosi e che i paragrafi della legge che li riguardano, oltre allo statuto reale e imperiale, per evitare gli incendi sono stati vergognosamente violati. La repressione sarà energica e rigorosa; proibiamo ancora una volta di fumare nelle vie, viali e piazze ma, soprattutto, sotto i portoni e le volte delle case. Il cittadino che non sa comportarsi per strada e che non ama l’ordine dovrà prendersela solo con se stesso, se le sentinelle lo arresteranno e verrà punito secondo i rigori di legge». A proposito di misfatti compiuti dai fumatori, alla fine dell’Ottocento in Francia furono studiate seriamente e anche trovate correlazioni statistiche tra il numero dei fumatori tra i carcerati, i suicidi, gli assassini e gli stupratori. I divieti naturalmente variarono con il variare della propensione al tabacco del regnante di turno. Napoleone fu il primo famoso consumatore di tabacco da fiuto. Ma non sopportava la pipa. La tabacchiera lo accompagnava anche sul campo di battaglia: il suo ministro, conte Molè, racconta che a Waterloo, in una pausa di stanchezza, tradì la sua inquietudine «fiutando di continuo prese di tabacco». A Sant’Elena, l’imperatore decaduto ne riceveva regolarmente da una famosa bottega londinese, Fribourg and Trayer, ancora esistente al 34 di Haymarket. Il nipote Napoleone III fumava indifferentemente sigaro e sigarette, pare circa una cinquantina al giorno. Sotto il Secondo impero tutta Parigi fumava, anche in alcuni ristoranti, come il Cafè Anglais e il Cafè de Paris. Addirittura si consigliava di coprirsi per non impregnarsi i capelli dell’odore di tabacco.