L’Indipendente, 09/01/2005, 9 gennaio 2005
Meglio non abusarne. Ma i medici non ne raccomandavano mai un uso smodato, bensì preventivo: «Non bisogna abusarne»
Meglio non abusarne. Ma i medici non ne raccomandavano mai un uso smodato, bensì preventivo: «Non bisogna abusarne». Niente tabacco d’estate, solo al mattino e a digiuno, «due ore prima di assumere qualunque altra sostanza. Chi lo prende indifferentemente, a qualunque ora del giorno e in qualunque occasione, soprattutto con lo stomaco pieno di carne e di vino, ben lungi dallo scaricare il cervello invece lo satura, lo scalda oltre misura e lo secca, cosa che contribuisce ad attrarre nuovi umori anziché evacuarli», scriveva nel 1655 Ferrant, professore della facoltà di Medicina di Bourges. Se ne intravedevano i pericoli soprattutto per i più giovani che «devono stare molto attenti al fumo perché un uso troppo prolungato e frequente fa seccare il cervello privandolo della salute», scriveva Jean Néander, medico e botanico, nella sua Tabacologia nel 1622. Altri, come Fagon, primo medico di Luigi XIV, si schierarono contro il tabacco, negandone qualunque virtù medica, anzi, sostenendo che indeboliva la memoria e causava impotenza. E oggi molti studi confermano queste stesse ipotesi e forse anche molte donne potrebbero darne testimonianza. Per questi l’uso del fumo «va totalmente rifiutato perché secco e caldo, il fumo è nemico del cervello. Quest’ultimo annerisce completamente, finché i nervi non seccano e si ammalano gravemente».