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 2005  gennaio 09 Domenica calendario

Mallarmé diceva che «ognuno dovrebbe sempre mantenere tra sé e il mondo uno strato sottile di fumo»

Mallarmé diceva che «ognuno dovrebbe sempre mantenere tra sé e il mondo uno strato sottile di fumo». Da oggi, almeno in Italia, per la felicità di alcuni e la disperazione di altri, questo strato di fumo, più o meno sottile, sparisce. O almeno così ci hanno raccontato. Se è vero che «mal comune mezzo gaudio», a qualcuno interesserà sapere che la prima vittima dell’intolleranza verso il tabacco fu, 500 anni fa, Rodrigo de Jerez compagno di viaggio di Colombo, arrestato dall’Inquisizione spagnola e condannato per stregoneria a sette anni di carcere. Che aveva combinato? Aveva fumato in pubblico con troppa ostentazione. Insomma, era stato un po’ insolente. Gli europei non avevano, dunque, preso bene l’introduzione nel vecchio mondo dell’abitudine americana di fumare in santa pace. Quindi, se oggi milioni di fumatori sentono su di loro il peso dell’ingiustizia e della ghettizzazione, sappiano che rispetto a ieri si sta scherzando. E probabilmente si sentiranno un pochino sollevati nello scoprire che cosa nei secoli passati capitava a chi, contro leggi, divieti e anatemi, si ostinava a continuare nel suo amato vizio. Un vizio che prima di diventare tale era stato un medicamento dalle straordinarie proprietà. Sì, proprio quell’erba di cui oggi conosciamo ogni più piccola diabolica trappola è stata tanto tempo fa considerata una medicina, almeno da molti uomini di scienza. Jean Nicot, ambasciatore francese in Portogallo, da cui deriva il nome ”nicotina”, inviò nel 1560 a Caterina de’ Medici del tabacco come rimedio miracoloso per le sue emicranie. Non sappiamo se la regina sia guarita per questo, ma certo è che non poté più fare a meno della preziosa erba.