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 2005  gennaio 25 Martedì calendario

Block Lawrence

• Buffalo (Stati Uniti) 24 giugno 1938. Scrittore • «Alto, dinoccolato, stempiato, grandi occhiali dorati che dilatano il verde profondo delle iridi, perenne sorriso beffardo dietro i radi baffi, corpo e volto che rimandano a Henry Fonda, James Stewart e James Taylor. [...] è l’opposto dei suoi personaggi. Non è cupo, introverso, triste, Block, come il malinconico Scudder, deciso e tosto come Evan Tanner tantomeno esilarante come il ladro-libraio Bernie Rhodenbarr. Dei suoi personaggi è, però, incontrovertibile summa [...] ”Ero studente di letteratura e storia inglese all’Antioch University College di Yellow Springs, Ohio. A 19 anni inviai un racconto a una rivista: fu accettato e pagato. Da allora non ho più smesso [...] Scudder. Il primo libro - All the flowers are dying - nacque all’epoca della fine del mio primo matrimonio. Anche Scudder è separato di fresco e abita nella mia stessa zona di New York . L’idea con un poliziotto come protagonista me la suggerì il mio agente letterario ma non volevo ricalcare il mio amico Ed McBain e il suo 87esimo Distretto. Tanner nelle sue [...] avventure si pone problemi, i [...] libri di Rhodenbarr rappresentano invece l’ironia, la voglia di scherzare del e col crimine [...] Non credo che gli scrittori della mia generazione si siano mai posti il problema, la scrittura era, è un processo più naturale, modo per stare insieme in amicizia. Sì, era un lavoro ma anche uno sfogo, modo diverso di vivere e guadagnare. [...] Da ragazzo divoravo Agatha Christie, Erle Stanley Gardner, Fredric Brown. A leggere crime novels iniziai dopo aver cominciato a scriverli e non credo di aver subìto tante influenze [...] Hollywood è un posto strano, venduti i diritti nessuno mi chiese di occuparmi delle sceneggiature, i due film che ne furono tratti nel ’73 e nell’86 erano brutti”. [...]» (Paolo Zaccagnini, ”Il Messaggero” 24/1/2005). «Si offenderebbe lo scrittore di gialli Lawrence Block, se qualcuno si azzardasse a definirlo un serial writer? Probabilmente l’etichetta non piacerebbe molto a questo distinto signore newyorchese, grande amante dei viaggi in tutte le parti del mondo, anche le più impervie, e appassionato lettore di saggi storici. Ma come qualificare altrimenti un autore che nell’arco di oltre trent’anni ha siglato più di cinquanta romanzi (senza contare quelli scritti all’inizio della sua carriera e pubblicati con gli pseudonimi più strani)? Romanzi oltre tutto organizzati - appunto - secondo serie ben definite, che variano nei toni e nelle ambientazioni a seconda del protagonista ricorrente: dal primogenito, l’insonne e inquieto Evan Tanner, all’ultimo nato, il solitario Keller, passando per il giovane Chip Harrison, il ladro-libraio Bernie Rhodenbarr e infine per quello che è l’eroe della serie più lunga e fortunata, Matthew Scudder [...] venuto al mondo nel lontano 1979, figura quasi troppo classica di investigatore disilluso (ma ancora nel fondo idealista), all’interno di una vicenda altrettanto classica, fondata su tre fra gli ingredienti più sfruttati nei gialli contemporanei: il sesso, il sangue e la religione. [...] ”[...] Quello che so, è che avevo bene in mente il personaggio di Scudder e avevo già deciso di scrivere almeno tre romanzi con lui, anche se non immaginavo che la serie si sarebbe prolungata così tanto [...]”. In parte è stata la longevità del personaggio a suggerire cammin facendo a Block dei cambiamenti che hanno contribuito a dare al disincantato detective una personalità meno stereotipata. A differenza di molti eroi seriali, infatti, Scudder è invecchiato e si è trasformato con il passare degli anni. Commenta l’autore: ”A un certo punto ho avuto la sensazione che il realismo che avevo scelto come chiave della mia scrittura per questi libri richiedesse un analogo realismo nel trattamento del personaggio. Così oggi i lettori possono chiedersi se Scudder non sia troppo vecchio per affrontare le avventure che gli toccano. Che è esattamente quello che prova anche lui”. E del rapporto che si è instaurato fra autore e personaggio, è prova una curiosa pseudointervista rilasciata da Scudder al suo autore (e leggibile sul sito di Block), in cui - allo scrittore che ricorda la propria irritazione quando il detective ha smesso di bere - l’eroe ribatte: ”Cosa dovevo fare? Distruggermi il fegato in nome della letteratura?”. Eppure, battibecchi a parte, Block non è mai stato tentato, sul modello di Conan Doyle e di altri, di uccidere i suoi personaggi: ”Se non volessi più scrivere intorno a Scudder o di Bernie Rhodenbarr, lascerei semplicemente stare, non li farei morire, altrimenti mi sembrerebbe di comportarmi come con le mogli indiane, costrette a bruciarsi vive dopo la morte del marito. No, i miei personaggi sono lacerti della mia immaginazione, perché sopprimerli?”. Così, mattina dopo mattina, Block si siede davanti al computer e continua a scrivere i suoi romanzi, serenamente pronto ad affrontare gli aspetti più faticosi del mestiere: che non consistono, come si potrebbe pensare, nella composizione dei testi, ma nella promozione dei nuovi titoli (’ho calcolato che nel corso di una tournée si firmano decine di migliaia di copie, alla fine è un’impresa davvero estenuante”). Ma nonostante le battute, nonostante il tono dimesso, Block rivendica con orgoglio il successo dei suoi romanzi, e più ancora il rilancio che il genere giallo conosce da qualche anno in Italia come negli Usa: ”Prima l’atteggiamento nei confronti dei thriller era piuttosto sprezzante, tutti questi libri venivano inquadrati dentro una sorta di ghetto. Oggi non è più così. Il fatto è che nei gialli la trama continua a essere un elemento importante, mentre in molta narrativa contemporanea ’alta’ quello che conta non sono le cose che accadono, ma come accadono. Il che può essere interessante dal punto di vista letterario, ma non ha nessuna attrattiva per la maggior parte dei lettori, che in un libro continuano a cercare le storie”» (Maria Teresa Carbone, ”il manifesto” 1/2/2005).