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 2005  gennaio 02 Domenica calendario

Il primo vincitore. A prescindere dalle discussioni sollevate dal presunto accordo, l’Italia nel 1933 conobbe i primi neo-milionari della lotteria, personaggi sconosciuti diventati improvvisamente ricchi e famosi grazie alla fortunata estrazione, che aveva moltiplicato a dismisura il loro piccolo investimento di 12 lire con cui avevano acquistato il biglietto

Il primo vincitore. A prescindere dalle discussioni sollevate dal presunto accordo, l’Italia nel 1933 conobbe i primi neo-milionari della lotteria, personaggi sconosciuti diventati improvvisamente ricchi e famosi grazie alla fortunata estrazione, che aveva moltiplicato a dismisura il loro piccolo investimento di 12 lire con cui avevano acquistato il biglietto. Una nuova categoria tutta da scoprire, alla quale i quotidiani dettero notevole rilievo. In base al Regio decreto 1147 firmato il 13 agosto del 1932 da Vittorio Emanule III, i premi furono divisi tra Arduino Sampoli che vinse 3.370.357 lire, Umberto Donati (1.684.178) e Natale Bianchi (842.589): molto probabilmente, però, i primi due estratti ricevettero la cifra pattuita nell’accordo, che era di circa 900mila lire; il 12 per cento del montepremi, infine, fu diviso in parti uguali tra gli altri 30 sorteggiati. Restò sconosciuta la vicenda di Alessandro Rosina, tra i tre estratti che aveva partecipato alla combine, la cui ipotetica ricchezza si legò al pilota Borzacchini, finito fuori gara al secondo giro. La stampa dell’epoca capì l’importanza dell’evento e dedicò ampio spazio ai fortunati vincitori. Tra tutti spicca il nome di Arduino Sampoli, vincitore del primo premio, un commerciante di legnami di Castelnuovo Berardenga (Siena), che, ironia della sorte, era «un fervente fascista della prima ora e segretario politico per sei anni del Fascio di Castelnuovo Berardenga, da lui stesso fondato», come scrisse il Corriere della Sera del 9 maggio del ’33. I giornali indagarono anche sulle conseguenze che una vincita del genere poteva avere nella vita di un uomo qualunque: sempre sul Corriere si scrisse che «il Sampoli è tornato quello che era prima, con una visione maggiormente ottimista della vita. Appena ricevuto l’annuncio della vittoria, si recò a Montevarchi e inviò un telegramma al Duce per dimostrargli che nessuna contentezza gli ”poteva far dimenticare la gioia più grande: quella di sentirsi gregario del grande esercito delle Camicie nere”». La Tribuna illustrata del 21 maggio invece lo immortalò assieme a parenti e amici intento a apprendere la felice notizia: «Nella loro casa di Castelnuovo Berardenga, Arduino Sampoli e i suoi famigliari hanno ascoltato dalla radio l’emozionante notizia di aver vinto il primo premio della lotteria di Tripoli. Un’allegra bevuta ha consacrato la lieta novella». Stando sempre alle cronache dell’epoca, il primo vincitore della storia italiana, non si lasciò inebriare dalla inaspettata ricchezza ma, in linea con i costumi morigerati del periodo, tornò al suo commercio abituale levandosi solo lo sfizio di «condurre la madre e la sorella a Roma».