L’Indipendente, 02/01/2005, 2 gennaio 2005
Nuvolari e Varzi al traguardo. Di fronte a uno scandalo del genere, i giornali del 3 maggio versarono fiumi d’inchiostro, divisero l’opinione pubblica e fecero protestare gli altri piloti, amareggiati non tanto per l’illecito sportivo, ma piuttosto per essere stati esclusi dalla combine
Nuvolari e Varzi al traguardo. Di fronte a uno scandalo del genere, i giornali del 3 maggio versarono fiumi d’inchiostro, divisero l’opinione pubblica e fecero protestare gli altri piloti, amareggiati non tanto per l’illecito sportivo, ma piuttosto per essere stati esclusi dalla combine. Tra questi si distinsero soprattutto Campari, Birkin e Fagioli, che non nascosero la loro personale speranza di vincere il Gran Premio per mandare all’aria un accordo così ben congegnato. L’eco dei media, inoltre, scatenò una vera e propria caccia ai tre possessori dei biglietti ”vincenti”, ai quali furono offerti controvalori piuttosto alti per la cessione dei tagliandi (ma pare che nessuno si lasciò tentare). Nonostante le polemiche, la corsa partì regolarmente alle 15 di domenica 7 maggio, alla presenza del Generale Pietro Badoglio, dal 1929 Governatore della Tripolitania: ancora prima della partenza, però, quattro dei possibili neo-milionari avevano già perso le speranze di futura ricchezza, dal momento che dei 33 piloti iscritti alla competizione se ne presentarono 29 (i ritiri erano legati a noie tecniche dell’ultimo momento). La Gazzetta dello Sport dell’8 maggio 1933 racconta di «una folla enorme, composta da un pubblico di tutti i ceti. Composti nelle tribune, meno fine negli altri recinti, fatto per buona parte di indigeni sui bordi della strada». Massima allerta, inoltre, attorno al circuito, lungo tredici chilometri e cento metri da percorrere trenta volte (per un totale di 393 chilometri), dove ogni duecento metri fu messo di guardia uno zaptié, un militare indigeno arruolato nell’Arma dei Carabinieri in terra d’Africa. Già alle prime curve, però, uno dei tre piloti che aveva siglato il contestatissimo accordo, Borzacchini, che correva su un’Alfa Romeo 8 cilindri - 2600 (lo stesso modello di Nuvolari), fu costretto a ritirarsi per problemi al cambio. La cronaca della gara, per il resto, dimostra come i corridori esclusi dalla combine tentarono in tutti i modi di impedirne il buon esito: sir Henry Birkin, infatti, passò subito in testa con la sua Maserati, per essere superato al terzo giro da Campari (uscito in seguito per problemi al serbatoio dell’olio), che rimase in prima posizione fino al tredicesimo giro, quando fu passato da Nuvolari e Varzi (su una Bugatti 2300). Questi ultimi due, spinti «dall’entusiasmo di una folla trepidante», quasi si dimenticarono dell’atto notarile siglato a Roma e animarono fino all’ultimo istante la gara, vinta di mezza lunghezza da Varzi, con il tempo di 2 ore 19’ e 31” (qualche decimo in meno del suo acerrimo nemico Nuvolari). I due assi quindi rispettarono gli accordi, ma non è dato sapere se il ritiro di Borzacchini abbia fatto saltare l’intera trattativa o solo una parte: al suo posto, infatti, arrivò terzo l’inglese Birkin, giunto sul traguardo con due minuti di ritardo; al quarto e quinto posto si piazzarono, rispettivamente, Giorgio Battilana e Piero Taruffi, entrambi su Alfa Romeo. A chiudere la competizione l’immancabile cerimonia di premiazione, presieduta e officiata dal generale Badoglio.