L’Indipendente, 02/01/2005, 2 gennaio 2005
L’accordo per spartirsi il premio. I soldi, però, oltre a procurare la felicità di organizzatori e pubblicitari, provocarono non pochi problemi
L’accordo per spartirsi il premio. I soldi, però, oltre a procurare la felicità di organizzatori e pubblicitari, provocarono non pochi problemi. A creare difficoltà fu una norma del regolamento della lotteria che prevedeva l’estrazione dei biglietti vincenti e l’abbinamento ai 33 corridori ben otto giorni prima della corsa: «Non appena avvenuta l’estrazione, l’Automobil club di Tripoli provvederà a comunicare a ciascuno dei possessori dei biglietti estratti il nome del corridore di cui ciascuno di essi seguirà la sorte nella corsa». In virtù di questa norma, da sabato 28 aprile l’Italia ebbe 33 potenziali neo milionari, la cui sorte era direttamente collegata ai piloti a cui erano stati abbinati. Prima della partenza, fissata per il 7 maggio, i possessori dei tagliandi estratti s’affrettarono così a contattare il ”proprio” corridore affidandogli speranze e possibili fortune. Ma ci fu chi si spinse ben oltre, accordandosi con i piloti: i giornali dell’epoca riferiscono di una lunga riunione di oltre sette ore tra tre fortunati italiani, Umberto Donati, Arduino Sampoli e Alessandro Rosina e i tre piloti loro abbinati, che erano ovviamente i più accreditati alla vittoria, ovvero Tazio Nuvolari, Achille Varzi e Umberto Borzacchini. I sei s’incontrarono il 2 maggio nell’albergo romano di via Cavour, il Massimo d’Azeglio, alla presenza dei rispettivi avvocati, del giornalista della Gazzetta Canestrini (che secondo alcuni fece da tramite) e di un notaio, Paolo Castellini, con lo scopo di «trovare una forma conveniente ed ineccepibile di reciproca garanzia», come scrisse in modo elegante lo stesso Canestrini: in altri termini le parti s’accordarono per spartire in sei parti uguali l’ammontare complessivo dei primi tre premi, poco meno di sei milioni di lire (5.897.124), evitando che l’accesa e proverbiale rivalità tra Varzi e Nuvolari (simile a quella tra Coppi e Bartali) si traducesse in una reciproca eliminazione e azzerasse i sogni di ricchezza degli estratti. Trovare un compromesso non fu facile, né immediato, ma, come riportano alcuni giornali dell’epoca, furono necessarie ore di acceso dibattito, poi concluso con un atto notarile steso alla presenza del direttore della Banca del Lavoro (da cui poi furono custoditi i biglietti fortunati). Canestrini raccontò addirittura di una sorta di ”postilla” all’accordo, in base alla quale si stabilì con il lancio della monetina che al traguardo dovesse arrivare primo Varzi, seguito da Nuvolari e Borzacchini.