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 2005  gennaio 24 Lunedì calendario

VELASQUEZ Consuelo Guadalajara (Messico) 22 novembre 1924, Città del Messico (Messico) 22 gennaio 2005

VELASQUEZ Consuelo Guadalajara (Messico) 22 novembre 1924, Città del Messico (Messico) 22 gennaio 2005. Compositore • «’Besame, besame mucho/ Como si fuera esta noche la ultima vez/ Besame, besame mucho...”. L’hanno cantata tutti ma proprio tutti quella canzone fatale. Perfetta per ogni circostanza dell’amore, dai primi trepidi battiti del cuore ai più crudeli distacchi. In ogni caso, besame mucho. [...] Eppure, quando scrisse quella canzone, Consuelito non aveva mai baciato. Nonostante avesse 25 anni e fosse bellissima, le sue labbra - lo avrebbe dichiarato in seguito lei stessa - erano ancora vergini. Forse fu proprio per questo che seppe trasmettere quell’estasi a lei ancora sconosciuta ma tanto sognata e desiderata, con passione ed erotismo da brivido. Così forti da far sciogliere ancora oggi [...] i cuori più cinici. Così ammaliante da conquistare nel tempo i più grandi interpreti, da Nat King Cole a Sammy Davis Jr. dai Beatles a Celine Dion, da Placido Domingo a Josè Carreras, da Joao Gilberto a Ivano Fossati. E persino dal Coro dell’Armata Rossa. Non solo. [...] Insomma, quei struggenti baci invocati, portarono davvero fortuna a Consuelo Velasquez. La bella figlia di un soldato poeta, la ragazza povera con la passione della musica classica (aveva cominciato a suonare il piano a quattro anni, a sei il primo saggio all’Accademia di Gadalajara), si ritrovò di colpo nell’olimpo della grande canzone. Non solo, tre anni dopo, quel grande amore che attendeva da sempre lo incontrò davvero nella persona di Mariano Rivera Conde, direttore della radio per la quale Consuelo lavorava. Amore felice, i due si sposarono ed ebbero due figli. Abbastanza saggia da non farsi travolgere dal successo, Consuelo è stata anche una donna politicamente impegnata, deputata federale tra il 1979 e il 1982, militante impegnata sul fronte del diritto d’autore. Allo stesso tempo continuò a scrivere canzoni: Que seas feliz, Cachito cachito, Pasional, No me pidas nunca... Belle, bellissime, da nessuna capace di scalzare la memoria di quei primi Besos» (’Corriere della Sera” 24/1/2005). «[...] Besame mucho è diventata una canzone di tutti, una canzone di quelle a cui non puoi sfuggire, che ascolti dovunque e comunque, capace di svegliare i circuiti più profondi della memoria, di evocare suggestioni lontane e inevitabili. Un fascino che viaggia al di là e al di sopra delle mode e che non è destinato a esaurirsi [...] Era una ragazza ingenua, quando la sua canzone la fece volare a Hollywood, in quei dorati anni Quaranta che scoprivano lo charme dell’esotismo latino (in quegli stessi anni andavano di moda Cuba, il mambo e Carmen Miranda). Un talento musicale precoce, la signorina Velasquez a quattro anni già suonava il piano poi, poco più che adolescente, afferrò la melodia che gli era stata suggerita dall’aria di un’opera del compositore spagnolo Enrique Granados, Goyescas, ispirata al pittore Goya e scritta senza tanta fortuna ai tempi della Prima Guerra mondiale. Il cinema la guardò con curiosità: ”Rita Hayworth, Alan Ladd, Esther Williams, Lana Turner, Edward. G. Robinson, Orson Welles, Errol Flynn, Gregory Peck, Clark Gable tutti volevano farsi fotografare con me, tutti volevano che suonassi il piano”, ha raccontato lei. La verità è che non sono molti gli artisti sfuggiti al fascino avvolgente di Besame mucho: da Mario Lanza a Elvis Presley, dal sublime Nat King Cole (che ha inciso un altro brano di Consuelito, Cachito, in uno dei suoi meravigliosi dischi latini), ai Beatles (che nei primi anni 60 l’avevano in repertorio nei loro spettacoli dal vivo), da Frank Sinatra a Joao Gilberto (nel disco Amoroso c’è una delle versioni definitive di questa canzone), da Placido Domingo a Mina, da Diana Krall a Ivano Fossati, a Carmen Consoli, alla regina della morna capoverdiana Cesaria Evora. Besame mucho, che è nata come un bolero, il ritmo nazonale della musica messicana, nella sua vita è diventata swing, rock, samba, reggae, tango, valzer, soul, techno. Insomma, ha sempre avuto fortuna in ogni forma e ogni veste fino a trasformarsi in uno di quei temi eterni che viaggiano nell’aria, cantati o suonati al cinema (è stata infilata in decine di colonne sonore), al pianobar, per strada, in metropolitana, al ristorante: fa parte del song book ideale dei suonatori ambulanti, dei musicisti senza patria on the road (non c’è orchestrina rumena, quelle tribù familiari che si aggirano nelle nostre strade, che non l’abbia nel suo repertorio assieme a ”O sole mio e a Volare ), indice sicuro di una popolarità senza misura» (Marco Molendini, ”Il Messaggero” 24/1/2005).