Varie, 22 gennaio 2005
LATORRE
LATORRE Nicola Fasano (Brindisi) 14 settembre 1955. Politico. Eletto al Senato nel 2005 (suplettive), 2006, 2008. Si iscrive ai giovani comunisti (Fgci) nel 1972 e in seguito sarà prima assessore e poi sindaco di Fasano. Nel 1998 è tra i fondatori della dalemiana associazione Futura. Nei due governi di Massimo D’Alema (di cui è considerato uno dei più stretti collaboratori) è a capo della segreteria del presidente del Consiglio. Nel novembre 2008, durante una trasmissione su La7 fu colto mentre passava a Italo Bocchino (Pdl) un biglietto per aiutarlo nelle sue argomentazioni contro Massimo Donadi (Idv) • «[...] Di tutti i Lothar dalemiani, se si vuole continuare ad usare l’abusata e incongrua espressione che poneva Velardi, Rondolino, Minniti e lo stesso Latorre nella stagione di Palazzo Chigi come i calvi guardiaspalle di un D’Alema che però non è esattamente assimilabile a Mandrake, diciamo, ecco di tutto l’allora staff dalemiano Latorre è l’uomo che ha respirato meno i vapori dell’ambizione, quello che è rimasto fedele tessitore di ricuciture politiche (molte) in conto terzi, con la massima aspirazione, adesso che è cinquantenne, a un sano, leale e tranquillo notabilato di provincia. Figlio di un amministratore socialista, tanto che il primo a scendere per lui nella sua Bari è stato Rino Formica, coltivò la ribellione giovanile iscrivendosi addirittura alla corrente migliorista del pci. ”Migliorista, tu?” gli fece D’Alema [...] Latorre rispose. E si ritrovò a mettere a disposizione del capo la cucina di casa propria, per il celebre risotto confezionato dal leader su commissione di Bruno Vespa, e poi pure il salotto affinché avvenisse al riparo da orecchie indiscrete l’incontro D’Alema-Di Pietro, e il varo della geniale operazione ”candidatura al Mugello”. In tutto questo, e in tutti questi anni, l’adesione al dalemismo di Nicola è stata leale e ferma, tanto da potersi dire oggi che Latorre, dalemista pragmatico, non seguirà le orme degli ex colleghi di staff. Resterà dalemiano [...]» (Antonella Rampino, ”La Stampa” 22/1/2005). «Nell’entourage dalemiano circola una battuta [...]: se Claudio Velardi è la ”testa di cuoio” dello staff, l’uomo pronto a intervenire nelle missioni segrete, speciali o comunque a rischio, e se Gianni Cuperlo è invece la ”testa d’uovo”, cioè l’intellettuale del gruppo, Nicola Latorre è la ”testa di legno” - riservato fino all’anonimia, silenzioso e invisibile, nonché fedelissimo. [...] Sconosciuto al grande pubblico, come si addice al portaborse perfetto, Latorre è formalmente il direttore dell’associazione ”Futura”, costola semiclandestina della Fondazione Italianieuropei il cui scopo, recita lo statuto, è ”mantenere vivo e sostenere quel progetto di trasformazione dell’economia, del mercato, della società italiana e del suo spirito civico, avviato dai governi di centro sinistra”; fa parte del gruppo di coordinamento tecnico della mozione congressuale di Fassino; [...] è membro della mastodontica Direzione nazionale diessina. Un po’ poco, per l’uomo che ambiva a diventare governatore della Puglia (così almeno sostengono i bene informati: ma D’Alema fu costretto a fare macchina indietro al cospetto di una vera e propria insurrezione del centrosinistra pugliese) e che oggi è a buon diritto senatore della Repubblica. [...] ex impiegato di banca, è entrato nello staff di D’Alema nel 1998, qualche mese prima che l’allora segretario dei Ds diventasse presidente del Consiglio. Segretario della Fgci di Brindisi negli Anni Settanta, quando D’Alema era segretario nazionale dei giovani comunisti, Latorre può dirsi un amico d’infanzia, almeno politica, del presidente diessino. Fu però Claudio Velardi, allora coordinatore dello staff nonché, da sempre, braccio destro, anima nera e alter ego di D’Alema, a promuovere la sua entrata nell’inner circle dalemiano. Latorre del resto faceva già da qualche tempo parte del cosiddetto ”clan dei pugliesi”, un gruppo di amici e colleghi, prevalentemente avvocati e imprenditori, che dividevano a Roma un appartamento a piazza dell’Emporio, nel quartiere Testaccio, divenuto poi noto alle cronache perché in quelle stanze D’Alema offrì a Di Pietro la candidatura senatoriale del Mugello. In quell’appartamento, che un curioso gioco del destino ha voluto collocare nello stesso palazzo in cui vive Giuliano Ferrara, D’Alema cucinò anche il famoso risotto, ripreso da una telecamera amatoriale e successivamente trasmesso in un’indimenticabile puntata di Porta a Porta. Con il trasferimento di D’Alema a Palazzo Chigi, Latorre diventa capo della segreteria, con tanto di auto di servizio e segretaria personale. Il suo compito consiste sostanzialmente nel timbrare enormi quantità di carte, nello sbrigare la corrispondenza, nel filtrare, per quanto possibile, le richieste di appuntamento, le proposte di collaborazione, le offerte di aiuto. Quando D’Alema lascia Palazzo Chigi, nella primavera del 2000, lo staff si disintegra: Velardi si mette in proprio e fonda ”Reti”, da cui tra le altre cose nascerà poi ”Il Riformista”, e Cuperlo entra nella segreteria dei Ds. Con D’Alema resta soltanto Latorre, nei locali angusti della Fondazione, sul retro di palazzo Cecchi Gori: ed è lui il prezioso trait d’union fra il suo mentore Velardi, D’Alema, e gli amici del ”clan dei pugliesi”, con i quali Latorre rimarrà [...] in stretto contatto. Se la carriera sotterranea del neosenatore è senz’altro costellata di successi, e spiega la sua candidatura alle suppletive, meno brillante è la sua carriera pubblica. Negli Anni Ottanta Latorre diventa consigliere comunale di Fasano, storico comune rosso della provincia di Brindisi, nonché suo luogo natale; nel ”91 riesce a diventare sindaco grazie ad un ribaltone interno alla maggioranza; nel ”93 però perde clamorosamente le elezioni, e consegna Fasano alla Dc e agli alleati di pentapartito. La ferita di Fasano deve senz’altro essergli bruciata, perché sembra che qualche anno dopo, già nello staff di D’Alema, Latorre abbia provato a lanciare la moglie Stella come possibile candidato sindaco della città, sede tra le altre cose del famoso Zoosafari. Non se ne fece niente. Fra le curiosità, si segnala anche un’inchiesta del 2003 per presunte tangenti in Basilicata, di cui peraltro non si è saputo più nulla, e che vede Latorre indagato con, tra gli altri, Tony Renis, Flavio Briatore, Anna La Rosa, Gianni Pilo, Luciano Gaucci. Presentando ufficialmente la sua candidatura a senatore del collegio Bari-Bitonto-Bitritto, Nicola Latorre esordì con la modestia dei forti: ”Voglio dare una mano”. ”La nostra - disse - è una terra di cui essere orgogliosi, che deve contare di più a Roma e in Europa. Sarò il garante della costruzione dell’area metropolitana a livello nazionale. E per le periferie - aggiunse - ho in mente di fare diventare nazionale il caso della nostra area metropolitana, con tutti i Comuni che ne fanno parte, in modo da attirare nuovi interventi di riqualificazione territoriale a partire dalle infrastrutture fino alla sicurezza”» (Fabrizio Rondolino, ”La Stampa” 25/1/2005).