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 2005  gennaio 20 Giovedì calendario

Cheadle Don

• Nato a Kansas City (Stati Uniti) il 29 novembre 1964. Attore. «Ci sono attori di colore che stanno nella serie A del box-office (beh, due: Denzel Washington e Will Smith). Ce ne sono dozzine impegnati in trendy CGI thrillers, destinati a rafforzare la vecchia battuta ”il nero muore sempre per primo”. E ci sono attori comici che stanno al centro di film destinati quasi esclusivamente al pubblico afroamericano. Poi c’è Don Cheadle. Interpreta un tipo apparentemente ordinario, che finisce col rivelarsi il tizio più tosto del mucchio. ”Per la maggior parte, i ruoli da caratterista sono più interessanti - dice - e più miei”. Cheadle non ha il look di Washington. Il suo piccolo, agile corpo non è fatto per gli eroi d’azione alla Will Smith. I personaggi di Cheadle non contano sull’aspetto esteriore; è lo yeoman che fa il suo lavoro, lo fa bene e non capisce perché gli altri si eccitano tanto. I ruoli di Cheadle - Buck Swope, la pornostar di Boogie Nights che sogna di diventare un venditore di stereo; Montel Gordon, il determinato poliziotto della narcotici di Traffic; Mouse, l’assassino che si prende la scena nel Diavolo in Blu...; e il Cockney esperto d’esplosivi Basher Tarr in Ocean’s Eleven e Twelve - sono capolavori in miniatura, pieni di vita e dettagli. Ma come Paul Rusesabagina nel film indipendente Hotel Rwanda, Cheadle mostra che può riempire lo schermo altrettanto bene che chiunque altro. [...] Lui si è messo l’anima in pace col fatto che i registi lo amano più dei produttori. ”Devi essere in qualcosa che fa un mucchio di soldi, e tu devi essere la principale ragione per cui li ha fatti. Puro business. Sì, sarebbe fantastico se potessi scegliere tra tutto quello che vorrei fare, ma allo stesso tempo me la passo bene, e non sto seduto a casa a veder passare un sacco di ruoli che non ottengo”. [...] Cheadle non è sicuro della sua abilità. Non è che gli manchi la convinzione [...] ma sebbene reciti da quando aveva dieci anni a Denver, dice che ancora si sente sprofondare quando si vede sullo schermo. A dire il vero deve ancora vedere molti dei suoi film: ”Mio padre è psicologo, e dice che è sano avere dei dubbi. Se pensi che va tutto bene, è allora che devi cominciare a preoccuparti”. Forse è quel tipo di senso comune che lo rende così bravo nell’interpretare tutti quei tipi medi che interpreta» (Desa Philadelphia, ”Time” 24/1/2005).